Traduzione

Il presente blog è scritto in Italiano, lingua base. Chi desiderasse tradurre in un altra lingua, può avvalersi della opportunità della funzione di "Traduzione", che è riporta nella pagina in fondo al presente blog.

This blog is written in Italian, a language base. Those who wish to translate into another language, may use the opportunity of the function of "Translation", which is reported in the pages.

domenica 20 luglio 2025

TESI DI LAUREA La battaglia di Vittorio Veneto. Considerazioni

 Oreste Bovio

Diaz vide allora la possibilità di rompere il fronte avversario in corrispondenza della zona di sutura delle due armate austriache (5a e 6a) del Piave, agendo a cavaliere della direttrice di Vittorio Veneto, centro logistico di grande importanza sulla linea di operazioni della 6a armata austriaca. Effettuata la rottura e separate le due armate avversarie, puntando su Feltre, gli italiani avrebbero aggirato le truppe austriache attestate al Grappa e dato sviluppo alla manovra dirigendosi sia per la Valsugana su Trento, sia verso il Cadore. La manovra avrebbe dovuto avere inizio il giorno 16 ottobre, ma la piena del Piave ne fece spostare la data al 24. Questo lieve ritardo permise di perfezionare il piano d'operazione: anche la 4a armata del Grappa ebbe ordine di agire offensivamente, concorrendo all'azione principale affidata all'8a, impegnando le riserve nemiche che avrebbero potuto ostacolare l'avanzata su Vittorio Veneto.

La battaglia fu iniziata pertanto proprio dalla 4a armata, che protrasse i suoi attacchi sino al giorno 27, riuscendo nell’intento di richiamare ed assorbire le riserve austro-ungariche.

Nella notte tra il 26 ed il 27, l'8a armata, la 12a armata - comandata dal generale francese Graziani, e costituita da 1 divisione francese e 3 italiane - e la 10a - comandata dal generale inglese Cavan, e costituita da 2 divisioni inglesi e da 2 italiane - gettarono i ponti sul Piave e passarono il fiume.

L'irruenza dell’attacco costrinse il comando della 6a armata austriaca ad ordinare, il giorno 28, la ritirata sul Monticano.

Il giorno 30, l’8a armata occupò, con le proprie avanguardie, Vittorio Veneto; la 12a armata superò la stretta di Quero verso Feltre; la 10a varcò il Monticano in direzione di Sacile.

Nella serata dello stesso giorno si presentava al Comando Supremo il generale austriaco Weber per trattare la resa. Le trattative però non furono molto spedite perché il governo austriaco non voleva filmare una capitolazione completa, ma solo una tregua d'armi. Durante la discussione le operazioni continuarono ed il 31 le truppe austriache del Grappa cedettero, infine, all'irruenza dell'azione della 4a armata che mosse allora su Arsié; la 12a armata si diresse su Feltre; l’8a sboccò nella valle del Piave a Ponte delle Alpi; la 10a, affiancata dalla 3a, raggiunse la Livenza e la cavalleria il Tagliamento; si mise in moto anche la 6a armata lungo la Valsugana, per intercettarvi la rotabile e dirigersi verso Trento-Egna.

Il 3 novembre la 1a armata entrò a Trento, tutte le altre armate raggiunsero i rispettivi obiettivi e, mentre la cavalleria si spingeva fino a Palmanova, Udine, Stazione per la Carnia e Gradisca, un apposito distaccamento sbarcò a Trieste.

La sera del 3 novembre fu finalmente concluso l 'armistizio: alle ore 15 del 4 novembre 1918 vennero sospese le ostilità su tutto il fronte italiano.

Nell'intento di limitare il valore determinante della battaglia di Vittorio Veneto, alcuni critici hanno tentato di ridurne l'importanza, attribuendo un peso eccessivo alla crisi morale e materiale che indubbiamente scuoteva l'esercito austriaco alla fine del 1918.

Questa affermazione, persino offensiva per l 'esercito austriaco, ostinato e valoroso, è decisamente smentita dai fatti. Spinto dall'odio secolare, dalla salda disciplina, dal sentimento dell'onor militare, l 'esercito imperiale si batté assai coraggiosamente anche nell'ultima battaglia, tanto che le perdite degli attaccanti furono sensibili: 36.498 Italiani e 2.498 Alleati.

Con la battaglia di Vittorio Veneto l'Italia non sconfisse soltanto "uno dei più potenti eserciti del mondo”, provocò il crollo totale dell'Impero degli Asburgo.

Lo sforzo italiano fu immenso - 5 milioni di uomini mobilitati, 900.000 militarizzati nelle industrie di guerra, 680.000 caduti, oltre 1.000.000 feriti e mutilati - ma il ciclo storico del Risorgimento italico si concludeva finalmente con la scomparsa del secolare nemico e con il raggiungimento dei confini naturali.

Nessun commento:

Posta un commento