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giovedì 4 aprile 2024

CONFERENZA. "Le Centurie del Genio nella Grande Guerra". Roma, Piazza Galeno 1, Venerdi 12 aprile 2024 ore 16,30 INVITO




 L'Istituto del Nastro Azzurro  - Centro Studi sul Valore Militare  CESVAM 

invita a partecipare,   per Gli incontri con l'Autore, alla conferenza tenuta da

LUIGI INFUSSI 

sul tema
 
"Le centurie del Genio nella Prima Guerra mondiale" 

 Introdurranno: Massimo Coltrinari ed Osvaldo Biribicchi

VENERDI 12 APRILE 2024 ORE 16.30   ROMA PIAZZA GALENO 1  SEDE
ISTITUTONAZIONALE DEL NASTRO AZZURRO

INFO: ricerca.cesvam@istitutonastro azzurro- contatti :3345856938

Si ringrazia della attenzione ed anticipatamente  della partecipazione.

LA DIREZIONE DEL CESVAM
 

martedì 19 marzo 2024

Sergio Benedetto Sabetta. Essere Nazione

 

ESSERE  NAZIONE

 

To apeiron, ovvero l’essere “indefinito”

Riflessi sull’identità nazionale

 

Te. Cpl. Art. Pe. Sergio  Benedetto  Sabetta

 

“ Il termine ellenico to apeiron non significa solo infinitamente lungo/grande, ma anche indefinibile, complesso al di là di ogni ragionevolezza, ciò-che-non-può-essere-gestito” ( David Foster Wallace – 39- Tutto di più, Codice ed.)

 

 

         Osserva Cardini che nella cultura vi è un trend con una “concentrazione qualitativa ma forte diminuzione qualitativa di chi detiene una preparazione medio – alta, proletarizzazione culturale in fortissimo aumento, crescita dell’analfabetismo di ritorno e della demobilitazione intellettuale” (109), che si accompagna ad una “generale tendenza alla sparizione dei ceti medi e alla proletarizzazione delle “moltitudini”.

         In questa mancanza di un’idea di Occidente vi è il disperdersi senza indirizzo, privi di una “cultura del limite” che ne costituisca il contenitore, se, come sottolinea Edward O. Wilson, “all’interno dei gruppi gli individui egoisti vincono sugli altruisti”, ma gruppi quelli che contengono altruisti vincono su quelli formati da egoisti” ( 79).

         Vi è pertanto la necessità di un equilibrio fondato su un’idea riconosciuta di Occidente con i suoi valori identitari.

         Bauman parla di una “decostruzione della morte” e di una parallela “decostruzione dell’immortalità”, in cui ad uno spostare l’attenzione sulle cause della morte, che diventano comunque evitabili e razionalmente aggredibili, si contrappone un annullamento dell’idea di eternità, in un presente fatto di momenti, dove non vi è più distinzione fra transitorio e duraturo, dove la storia e l’eterno, il prima e il dopo vengono a volatilizzarsi.

         Viene annullata la distinzione tra il presente dell’uomo e l’infinito di Dio, nella confusione che si crea cessa il concetto di futuro, il ponte tra presente e infinito luogo d’incontro tra la finitezza umana e la sua coscienza della divinità, nel volere ridurre tutto al presente, al futuro prossimo, si vuole negare la probabilità di un infinito immanente e causale sui destini umani, trasformandosi l’insieme in un “indefinito” privo di freccia temporale.

         La scissione che è avvenuta tra mente e corpo a partire da Descartes ha favorito le “decostruzioni” indicate da Bauman, la distinzione fra proprietà attribuite ai soli eventi mentali e quelle proprie degli eventi fisici ha fatto sì che il corpo, privo e staccato dalle manifestazioni di intenzionalità mentali, è stato visto come una macchina da riparare i cui guasti sono razionalmente aggredibili, fino a giungere ad un “naturalismo eliminazionalista” che superando la stessa “teoria dell’identità” ha negato l’esistenza dei fenomeni mentali autonomi dai concetti fisici ( Feigl – Place – Feyerabend), invertendo l’antico prevalere della mente sul corpo.

         Il rapporto tra mente e corpo è stato, altresì, visto in termini esterni al sistema, nei quali impulsi provenienti da differenti ambienti danno luogo a interpretazioni differenti del sistema stesso, il tutto, quindi, manovrabile completamente dal e mediante il contesto ambientale ( Putnam).

         L’intrinseca capacità della natura di elaborare informazioni comporta una complessità del sistema con una conseguente ridotta capacità di prevedibilità delle future informazioni, lo stesso vuoto tra un’informazione e l’altra  modifica e interpreta l’informazione trasmessa, ma nell’uomo vi è l’ulteriore complessità determinata dalla moltitudine di linguaggi come mezzi di trasmissione dell’informazione.

         Osserva  Lloyd che è più semplice quantificare l’informazione, come energia o denaro, che qualificarla e definirla correttamente, d’altronde l’ambiguità del linguaggio umano da elemento di disturbo del sistema diventa di per sé stesso un ulteriore mezzo espressivo, che arricchisce le possibilità di trasmissione a fronte della non conoscenza dei modi di elaborazione delle informazioni da parte della mente umana.

         Molta informazione  è invisibile senza la necessità di alcun intervento umano, se a questo aggiungiamo la logica e una certa autoreferenzialità si ottiene l’imprevedibilità delle azioni umane.

Il sogno della certezza, della prevedibilità solo presente e quindi del tutto controllabile delle nostre vite ci fornisce la certezza economica per una totalità dei consumi, in cui l’accumulo mediante risparmio per un arco di tempo incerto perde le caratteristiche della virtù invertendo i valori, d’altronde la stessa finanza ha provveduto a sbriciolare le certezze future.

         Il nostro finito costeggia senza posa l’infinito, l’unità uomo è inscatolata in infinite strutture sommariamente identiche che tuttavia variano la “risoluzione” dell’immagine su scale differenti in una proiezione indefinita del tempo, quello che può anche definirsi un “ideale a infinito interno” (Luminet - Lachiéze - Rey), in questa lotta perenne tra finito e intuizione dobbiamo occuparci non solo e tanto dell’esistenza quanto di quello che Russell definisce una “possibilità di esistenza”, frutto di una composizione infinita di trasformazioni infinitesimali.

         Il tempo risultato del continuo cambiamento della configurazione del sistema viene da noi percepito in funzione della nostra posizione nel sistema che ci comprende, la somma dei nostri diverso “Adesso” in cui la nostra esperienza è immersa crea le varie probabilità che possiamo percepire (Barbour), ma noi tendiamo a vivere nel qui ed ora quale risultato di una causalità orizzontale della totalità delle cose, così che per noi le cose non diventano ma sono.

         Viene, pertanto, negata la probabilità degli eventi per un immanentismo totale senza futuro, ma anche senza la possibilità del rischio della morte e dell’impotenza che diventa antieconomica e quindi da negare, ogni azione umana viene così imperniata nella negazione della possibilità del cessare, nell’ esistere di un continuo presente che rinasce quale idea ad ogni costruzione dell’uomo, da quella economica a quella giuridico – sociale e quindi politica.

         Vi è pertanto uno scollamento sul sentimento di identità nazionale, la Nazione quale società degli antenati legata ad un territorio tra passato e futuro, questa viene a sciogliersi in una globalità indefinita, nell’interstatualità di un internazionalismo obliquo e indeterminato, nella cui generale incertezza rientra anche il problema demografico, ridotto anch’esso in gran parte ad un puro aspetto economico individuale, non come investimento collettivo.

         In questo sciogliersi dell’identità dell’individuo nell’indefinito, utile ad un determinato modello economico, nasce inaspettatamente lo scontro, il conflitto con le diverse realtà culturali esistenti e il loro riaffermarsi anche in termini bellici.

 

Bibliografia

 

·        AA.VV., Popolazione e potere, Aspenia, 2023;

·        Z. Bauman, Mortalità, immortalità e altre strategie di vita, Il Mulino, 1995;

·        J. Barbour, La fine del tempo, Einaudi, 2003;

·        F. Cardini, La deriva dell’Occidente, Laterza, 2023;

·        L. Geymonat, storia del pensiero filosofico e scientifico, Garzanti,1996;

·        S. Lloyd, Il programma dell’universo, Einaudi, 2006;

·        J.P. Luminet, M. Lachiéze-Rey, Finito o infinito?, Cortina ed., 2006;

·        Edward O. Wilson, Le origini profonde delle società umane, Raffaello Cortina Ed., 2020.

        

domenica 10 marzo 2024

CESVAM PAPERS Indici del 2019

 

CESVAM PAPERS. 

Si pubblicano i titoli della CESVAM Papers per l’anno 2019 

1             


CESVAM Papers N. 1 – Anno I, n. 1, Gennaio-Febbraio 2019

                                  Il Metodo per la risoluzione dei problemi militari.

2.            CESVAM Papers N. 2 – Anno I, N. 2, Marzo-Aprile  2019

                                 Massimo Squillaci – Padre Minozzi e Le “Case del Soldato” alla Fronte

3.            CESVAM Papers N. 3 – Anno I, n.3, Maggio-Giugno 2019

                                  Comitato Antifascista a Tambov. 1944- 1946   Relazione della Attività

4.            CESVAM Papers N. 4 – Anno I, N4, Luglio-Agosto 2019 

                                  Mario Pietrangeli - Le Ferrovie nella prima Guerra Mondiale

5.            CESVAM Papers N. 5 –Anno I, N5, Settembre-Ottobre 2019

                                  Vincenzo Caniglia -Per una Storia del Genio Militare nella Campagna di Russia 1941-1943

6.            CESVAM Papers N. 6 –  Anno I, N. 6 Novembre-Dicembre  2019

                                  Alessio Pecce (a cura di) In morte dell’Aspirante Giulio Morresi. Ricordi e condoglianze

 

mercoledì 28 febbraio 2024

Albo d'Oro Nazionale dei Decorati al Valor Militare Progetto. Situazione al 29 febbraio 2024

 

ANNESSO

A: BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

Situazione bimestrale dello stato di sviluppo, approntamento e finalizzazione de:

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI

Email: albodoro@istitutonastroazzurro.org

ANNO II, N. 2, Febbraio - 2024, 1 Marzo 2024

 

II/2/151. La decodificazione di questi numeri è la seguente: I anno di edizione dell’annesso, 1 il mese di edizione di INFOCESVAM –ANNESSO ALBO D’ORO, 01, il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma www.cesvam.org.

1I/2/152. Provincia di Bolzano. Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Claudio Fiori

II/2/153. Provincia di Padova Albo d’Oro del Veneto Preso contatto con il Presidente della Federazione  nel 2023, che ha mostrato disponibilità. Nel mese di Febbraio si prenderà contatto per avviare le prime procedure di esecuzione

II/2/154 Provincia di Parma (49). La Sig.ra Bottoni ha completato l’inserimento dei Decorati. Predisposto la export di arma. Controllo ed utilizzo dei dati disponibile

II/2/155 Decorati di Casa Savoia. Sono Stati inseriti i componenti di Casa Savoia fino al 1933. Fonte Albo d’Oro Torino. Progetto di predisporre la procedura export per il successivo controllo

II/2/156 Alla data del 29 febbraio 2024 gli inserimenti totali per Utente, le principali variazioni sono. R. Bottoni (2672), M. Brutti (472), C.M. Magnani (4521), S. Marsili (206), C. Mastrantonio (1446), R Quintili (11155), P. Tomasini (3206), W. Vignola (492)

II/2/157 Provincia di Macerata. Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Mario Brutti

II/2/158 Provincia di Pavia (50) Albo d’Oro della Lombardia. Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/159 Provincia di Frosinone (86). Tramite Presidente Sezione di Formia. Il Sig. Maddalena ha dato la raccolta dei Decorati della provincia su supporto exelles. Inviato Homepage.

II/2/160 Provincia di Fermo Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Massimo Coltrinari

II/2/161 Provincia di Savona (83). Albo d’Oro della Liguria. Utente Dott. Niccolò Paganelli. Inserimenti alla data odierna 32.

II/2/162 Alla data del 29 marzo 2024 gli inserimenti totali per Utente, le principali variazioni sono. Monica Apostoli ((763), Giovanni Riccardo Baldelli (173), Alessia Biasiolo (1055), Osvaldo Biribicchi (8), Massimo Coltrinari (322), Claudio Fiori (256), Fabio Lombardelli (60), Giorgio Madeddu (254)

II/2/163 Provincia di Udine (77). Albo d’Oro del Veneto Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/164 Roberto Orioli sta predisponendo la maschera per il sito dell’Albo d’Oro nazionale dei decorati al valor militare italiani e stranieri dal 1793 ad oggi. Alla data odierna il titolo del sito in forma sintetica risulta essere “www.albodorocombattenti@istitutonastroazzurro.org”

II/2/165 II/2/166 Guida all’inserimento dati. Periodo Storico. Paola Tomasini suggerisce di inserire accanto  alla dizione della guerra anche l’anno di svolgimento. Esempio Guerra di Libia 1911-1912; Guerra d’Etiopia 1936-1937, Guerra di Spagna (1936-1939). Si provvede.

II/2/167-Provincia di Cuneo (84). Albo d’Oro del Piemonte Non vi sono fonti disponibili. Nell’orbita di Asti. Utente Marco Montagnani. Inserimento dati eventuale nel 2025

II/2/168 Paola Tomasini e Laura Monteverde nel periodo di febbraio sono state impegnate ad inserire i dati sulla base dell’Albo d’Oro di Milano. Mario brutti sul albo d0ro disponibile della provincia di Macerata, Claudio Fiori sull’Albo d’oro della  Federazione di Bolzano e Merano

II/2/169 Provincia di Pistoia. Alla data odierna è estato realizzato l’export su programma exelles dei dati inseriti per l’iniziale controllo. Utente Paola Tomasini

 II/2/170. Claudio Fiori, utente della provincia di Bolzano ha inserito tutti i nominativi dell’Albo d’oro di Bolzano e Merano che ammontano ad oltre 2050 nominativi. E’ risultato che nato nella provincia di Bolzano sono solo una decina. Sono in corso le valutazioni su questi dati

II/2/171 Provincia di Piacenza.(54) Albo d’Oro dell’Emilia Romagna Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/172 Guida all’inserimento dati. Aggiornamento. Laura Monteverde suggerisce di inserire nel campo “Riferimento di Legge” la dizione “non disponibile. Si provvede

II/2/173 Albo d’Oro della Sicilia. Salvo nuovi elementi acquisti questa provincia sarà presa in esame per le fonti e l’inserimento dati nel 2025

II/2/174 Alla data del 1 novembre 2023 gli inserimenti per assegnazioni totali sono stati 14.483, alla data del 1 dicembre 2023 16168, alla data del 1 gennaio 2024 sono 18180, alla data del 1 febbraio 2024 sono 20123 , alla data del 1 marzo 2024  21847 per un totale di 18106 Decorati

II/2/175 - – Prossimo INFOCESVAM – ANNESSO PER ALBO D’ORO sarà pubblicato il 1 marzo 2024.  precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2023) ANNESSO  sono,  pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM e sui blog: www.associazionismomilitare e su www.valoremilitare.org. Dal gennaio 2024 L’ANNESSO  al Bollettino Infocesvam ha cadenza mensile ed uscirà in modo autonomo. Prossima edizione di  INFOCEVAM – ANNESSO II/3 Marzo 2024 1 Aprile 2024

(a cura di massimo coltrinari)

mercoledì 31 gennaio 2024

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI ANNO I, N. 6, Novembre – Dicembre 2023, 1 Gennaio 2024

 

INFOCESVAM

BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org

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ANNO X, 47/48 N. 6, Novembre - Dicembre 2023, 1 Gennaio 2024

ANNESSO

A: BOLLETTINO NOTIZIE DEL CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE

Situazione bimestrale dello stato di sviluppo, approntamento e finalizzazione de:

ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI

Email: albodoro@istitutonastroazzurro.org

ANNO I, N. 6, Novembre –  Dicembre 2023, 1 Gennaio 2024

 

 

 

I/6/101. La decodificazione di questi numeri è la seguente: I anno di edizione dell’annesso, 1 il mese di edizione di INFOCESVAM –ANNESSO ALBO D’ORO, 01, il numero della comunicazione dal numero 1 ad oggi, riferita ad ogni Federazione/Provincia citata o altra notizia. Il presente Bollettino svolge anche la funzione di informazione “erga omnes” dello stato, sviluppo e realizzazione del ALBO D’ORO NAZIONALE DEI DECORATI ITALIANI E STRANIERI DAL 1793 AD OGGI”. Questo ANNESSO trova come naturale complemento la piattaforma www.cesvam.org.

I/6/102 Dal 2024 la emissione dell’Annesso  al Bollettino INFOCESVAM dedicato all’Albo d’oro nazionale dei decorati italiani e stranieri dal 1793 ad oggi avrà cadenza mensile. Pertanto al Bollettino Notizie del Centro Studi sul Valore Militare saranno allegati i rispettivi Annessi riferiti ai mesi di edizione.

1/6/103. Elenco delle fonti. 1.Albo d’Oro a Stampa disponibile, 2. Bibliografia di pertinenza, 3. Archivio di Stato Foglio matricolare o Stato di Servizio, 4.Bollettino Ufficiale dello Stato, 5. Gazzetta Ufficiale.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       

I/6/104. Provincia di Firenze.(23) L’Albo d’Oro di Firenze  a stampa (oltre 5000 Decorati) è terminato. Provveduto alla estrazione dei dati per il controllo  e ulteriore inserimenti (Export Firenze)

I/6/105. Provincia di Torino.(73) Carlo Maria Magnani ha inserito 3081 Decorati appartenenti alla Lettera dalla A alla M. per un totale di 3081. Lavoro prosegue per completamento lettere da N a Z.

I/6/106. Provincia di Iglesias (30) Albo d’Oro Sardegna. Provincia di Iglesias Alla data Odierna sono stati inseriti 254 Decorati. Acquisito il volume di E. Sau Medaglie d’Oro della Provincia di Nuoro che riporta anche la situazione statistica.

I/6/107. Procedura Correzione dati inseriti. Acquisita dal Dott Orioli la procedura per la correzione dati ineriti Costo in abbonamento. Abilitati R. Orioli e M Coltrinari. Password e User Name definiti. Applicata alla Provincia di Ancona la procedura risulta accessibile ed efficace

I/6/108 Provincia di Catania (17) Il Dott. Davide Truscello ha assunto l’onere di inserimento. Precedentemente erano stati inseriti 203 Decorati Alla data odierna sono stati inseriti 675 Decorati.

I/6/109. Utenti già indicati Sig. Coltrinari e Orioli e le Sig.re, Bottoni, Tomassini, Monteverde, Mastrantonio. Le predette persone svolgeranno attività di tutoraggio per i nuovi Utenti. Questi hanno iniziato la loro attività sono CM Magnani, G Baldelli, M. Vignola, A, Biasiolo, O Biribicchi, F. Lombardelli, R Olevano. M Montagnani, G. Madeddu, A. Trogu, L Marsibilio, M.L. Suprani, C. Ciocca, F. Atanasio, A. Vido, S. Pirolozzi, N. Paganelli, A. Mattioli, D. Truscello, R. Meloni, S Bodini. Nel periodo considerato sono stati iscritti i seguenti: Mario Brutti, Sauro Marsili, Anconetani Claudio, Monica Apostoli, Bosio Paola, Claudio Fiori, Stefano Mangiavacchi, Manuel Vignola, Davide Corona

I/6/110. Provincia  di Pesaro-Urbino.(52) Albo d’Oro Marche.  Testo base “Decorati al Valor Militare della Provincia di Pesaro Urbino. Edizione 1984. Inserimento a partire da marzo 2023. Utente Dott. Roberto Olevano. L’inserimento è stato completato. Inseriti  456 Decorati

I/6/111. Provincia di Salerno.(66) Albo d’Oro della Campania.  Studio ed analisi dei decorati di questa provincia. Esiste un Annuario. Sarà incaricato per l’inserimento il Dott. Sergio Pirolozzi. Da ottobre l’inserimento è demandato a Coltrinari o altri per attività di lavoro di Pirolozzi. Alla data odierna inseriti 248 Decorati

I/6/112. Provincia di Imperia.(31) Albo d’Oro Liguria. Utente Dott. Manuel Vignola, Fonte ulteriore II Volume Decorati della Provincia di Imperia. Alla data odierna inseriti 344 Decorati

I/6/113.  Provincia di Terni (72). Albo d’Oro dell’Umbria. Da utente G. R Baldelli. inseriti 260 Decorati. Nel mese di maggio 2023 passato incarico al Sig Quintili Roberto. Decorati inseriti 987

I/6/114. Esposizione grafica dell’Albo Nazionale dei Decorati. Il Dott. Orioli predisporrà nel mese di Gennaio un quadro di presentazione in cui si avranno una arera di accesso libera per la conoscenza anagrafica del decorato ed un area di accesso riservata, in cui saranno disponibili tutti i dati concernenti le Decorazioni

1/6/115 Nel periodo di gennaio- dicembre 2023 gli inserimenti sono stati: Tomasini (2846), Mastrantonio (1309), Monteverde (2103) Coltrinari (322), Bottoni (2291). Coltrinari (222) Decorati Collettivi. .

I/6/116. Provincia di Forlì(25). Albo d’Oro Emilia Romagna Utente la Dott.ssa Maria Luisa Suprani Quezioli. Alla data odierna sono stati inseriti 508 Decorati. Attivata la procedura Export-Forlì.

1/6/117.Il Dott Roberto Orioli ha fornito la procedura export, utile per estrarre i dati per provincia. E’ stata applicati per le provincia di Biella, Firenze, Pesaro-Urbino, Ancona, Forlì

1/6/118 Provincia di Ancona.(2) Albo d’oro delle Marche Utente Dott. Massimo Coltrinari. Sono stati inseriti 784. Trovata una ulteriore fronte. G Santini “Valore Marchigiano” Incompleta nella pubblicazione ma completa nel Fondo Santini della Biblioteca “Benincasa “ di Ancona. Progetto di consultazione appena disponibile (febbraio 2024) Fonti Ulteriori. Albo d’Oro di Jesi. Albo d’oro dei Decorati di Senigallia.

1/6/119 Provincia di Pisa(55). Albo d’Oro della Toscana. Utente il Sig. Alessio Matteini. Dal mese di Gennaio 2024. inizierà inserimento dati per questa provincia.

1/6/120 Provincia di Pordenone.(57) Albo d’Oro del Veneto. Utente Dott.ssa Monica Apostoli. Base ’Albo d’Oro della Provincia esistente presso la Federazione di Pordenone. Alla data odierna inseriti 444 Decorati

1/6/121 Provincia di Macerata.(38) Albo d’Oro delle Marche. Utente Mario Brutti Base: l’Albo d’Oro dei decorati della provincia di Macerata. Predisposto dal Sig. Borroni Barbera di Potenza Picena  Alla data odierna sono stati inseriti 40 Decorati.

1/6/121 Provincia di Catania(17). Albo d’Oro della Sicilia Utente Dott Davide Truscello, Inseriti alla data odierna 675 Decorati

1/6/122. Provincia di Cremona(21). Albo d’Oro della Lombardia. Utente la Dott.ssa Paola Bosio Inizio inserimenti gennaio 2024

1/6/123 – Provincia di Perugia (51) Albo d’Oro dell’Umbria. Il Sig. Quintili ha contattato Il Sig. Sauro Marsili. Marsili ha inserito nel data base oltre 200 decorati della Provincia di Perugia

1/6/124 Alla data del 1 novembre 2023 gli inserimenti totali sono stati 14.483, alla data del 1 dicembre 2023 16168, alla data del 1 gennaio 2024 sono 18180

I/6/125 - – Prossimo INFOCESVAM – ANNESSO PER ALBO D’ORO sarà pubblicato il 1 marzo 2024. I precedenti numeri di Infocesvam (dal gennaio 2023) ANNESSO  sono,  pubblicati su www.cesvam.org e sul sito dell’Istituto del Nastro Azzurro/ comparto CESVAM e sui blog: www.associazionismomilitare e su www.valoremilitare.org.

(redattore: massimo coltrinari)

 

venerdì 19 gennaio 2024

Istituto del Nastro Azzurro. La Medaglia del centenario 1923 -2023


La Medaglia presenta nel dritto una composizione che vuole immolare quei caratteri e simboli celebrativi e risorgimentali sottolineando il senso del Valore Militare. In esso si racconta il momento epico per un militare, La Medaglia ricevuta per il valore militare dimostrato, che viene compiuto con l’intervento della Dea Roma che gli porge la Medaglia stessa. Il  militare premiato rappresenta simbolicamente l’Ardito, facendo riferimento ad Ettore Viola, uno dei fondatori dell’Istituto del Nastro Azzurro. Questa scena scultorea viene racchiusa in una cornice simbolica i cui particolari inquadrano il luogo della scena della città di Roma, con i suoi monumenti: Vittoriano, Campidoglio, Colonna Traiana. In alto lo stemma araldico dell’Istituto del Nastro Azzurro ripetuti nella parte inferiore ove troviamo in esergo la scritta “Centenario dell’Istituto del Nastro Azzurro” Il Dritto termina con la scritta al centro in caratteri romani “Roma 1923 -2023”

 Il rovescio sinteticamente rappresenta l’immagine della Medaglia al Valore Militare, oggi in uso.

Realizzata in Bronzo dallo scultore-incisore Michele-Monaco ha un diametro di 8 centimetri, realizzata in 300 copie, in cofanetto. Può essere chiesta a: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org   Cellulare 351 796 8406



 

martedì 9 gennaio 2024

Tema di Tesi. Prigionia e Crisi armistiziale del settembre 1943

 

 

L’ 8 settembre visto da un allievo del’Accademia Navale di Livorno

Sergio  Benedetto  Sabetta

 

            Quanto riportato di seguito è tratto dalla lettera spedita nel 1944 dall’allievo di ruolo del II anno Giuseppe Andreatta al padre Comandante Ernani Antonio, internato in Tailandia con l’equipaggio della motonave “Sumatra”, autoaffondatasi nel 1941.

            Dal testo emerge chiaramente la sorpresa, lo smarrimento sia degli allievi che dei loro ufficiali istruttori alla improvvisa notizia dell’armistizio all’alba dell’8 settembre 1943, con le conseguenti indecisioni, ma nonostante tutto si cerca di riorganizzarsi con la decisione dell’Alto Comando della Regia Accademia Navale di continuare i corsi nonostante la perplessità degli allievi:

            “… Spuntava l’alba dell’8 settembre e le due navi (“Vespucci” e “Colombo”) si preparavano ad una delle solite uscite della durata di 12 ore nel Golfo di Trieste, per dare modo a noi allievi di imparare qualcosa sull’arte del veleggiare, quando improvvisamente giunse l’ordine di sospendere ogni movimento. Le domande più disparate si incrociavano alle più impensate risposte, le opinioni più strambe si alternavano alle discussioni più assurde. Verso le 14, giunse l’ordine di salpare per destinazione ignota. Alle 16 lentamente e maestosamente le due navi una dietro l’altra lasciavano il porto e dirigevano su Pola. La velocità non era molto elevata, sei nodi, il mare e il tempo magnifici: una tonda Luna illuminava le acque e dava a tutto il paesaggio un aspetto meraviglioso.

            Tutte le navi che si trovavano nel porto al più presto cercarono di salpare e di dirigere verso sud. Ci passarono dinanzi il “Saturnia” e il “Giulio Cesare” e altri mercantili. Alle 2, il Comandante della nave diede a tutti la notizia dell’armistizio accolto dai marinai con segni di giubilo, da noi con un senso di penoso scoramento. Mi trovavo di vedetta sulla “coffa di trinchetto” e la notizia mi fece una impressione enorme: la guerra inevitabilmente perduta, tutte le nostre aspirazioni, i nostri sogni, il nostro futuro distrutto.

            La vita cominciava a darmi i primi colpi: fulminea, istantanea sorse in me l’idea che ormai non c’era più niente da fare, che la mia carriera era distrutta e impossibile: non mi restava che dare le dimissioni non appena fossimo giunti a destinazione. Ma le cose non erano così semplici: il destino ci attendeva al varco per divertirsi. E così fu. Da allora tutta la mia vita non è stata che una beffa ironica.

            Giungemmo a Pola alle 2 di notte del 9 settembre ed ivi restammo sino alla mattina per far viveri. Verso le 9, un aereo tedesco ci sorvolò senza dar segno di aggressione, la corazzata “Giulio Cesare” si preparava a partire. Interrompemmo i rifornimenti e salpammo alla volta di Lussino. La nostra odissea che doveva durare sei giorni era cominciata: le condizioni atmosferiche erano sempre ottime e tutti noi presi dalla bellezza della navigazione tra quelle isole di sogno vivevamo inconsci del pericolo che da ogni parte ci poteva sovrastare.

            Intanto la radio annunciava le prime notizie: i tedeschi si impadronivano dell’Italia, i soldati italiani si consegnavano spontaneamente credendo che presto sarebbero andati a casa, altri se ne andavano direttamente, la disorganizzazione più completa regnava ovunque. Peggio di così un armistizio non si poteva fare. Gli alleati di ieri sono i nemici di oggi: abbiamo tradito i tedeschi e non ci restava che consegnarci agli  ex nemici. Così pensavano gli alti comandi  e così tentarono di fare: gran parte di noi allievi non la pensava così: le discussioni si accendevano, i partiti si formavano, gli equipaggi borbottavano. A bordo del “Vespucci” sorse qualche disordine, sul “Colombo” la calma era relativa. Tutta l’Italia era in fiamme.

            A Lussino non c’è acqua, non ci si può fermare e dopo lunghi giri dinanzi all’isola si prende l’alto mare e si dirige per sud. Sono in plancia, al brogliaccio intercetto per caso una cifratura di un dispaccio  ricevuto in quel momento “Dirigere su Cattaro alt – rotta d’altura – alt”: così diceva il cifrato si avvista una motovedetta tedesca che fortunatamente scompare quanto prima all’orizzonte. La sagoma di un sommergibile ci fa rabbrividire tutti per un istante ma anche questa scompare. La fortuna ci assiste e ci assisterà in un modo sfacciato. Credo che le uniche armi a bordo fossero stati i moschetti del picchetto. La magnifica alberatura della quale le due navi andavano fiere diventava ora immensamente pericolosa. “Scroccammo” i “controvelacci” e disalberammo gli alberetti per diminuire un poco la visibilità. Il mare era sempre calmissimo ed il tempo stupendo.

            All’altezza di Cattaro, ricevemmo una comunicazione la quale diceva che in quella località si trovavano i tedeschi: aggiungeva tra l’altro di non comunicare più con nessuno e di non fare affidamento su alcuna trasmissione. Eravamo dunque soli in mezzo all’Adriatico nell’impossibilità di comunicare: radio Roma aveva cessato di trasmettere. I viveri non erano molto abbondanti ma più che sufficienti, l’acqua scarsa, il combustibile abbondante, le macchine erano una incognita. Si inverte la rotta, poi si accosta di 90° e si dirige per Ovest, indi si decide, o meglio, i Comandanti decidono inconsciamente di ritornare verso Nord a Venezia, dato che hanno saputo che quella città è ancora libera e resiste ai tedeschi. Ma di preciso non si sa niente, soltanto che queste due “antiche caravelle” cariche di allievi si trovano in completa balia del destino. E questo fu fin troppo benevolo dato che ne abusammo più di quello che non fosse necessario.

            All’altezza del Po, incontrammo un peschereccio che scappava da Venezia poiché la città stava per essere presa dai tedeschi: “Invertite la rotta! I tedeschi hanno già preso il porto e l’idroscalo; la motonave “Saturnia” dopo aver preso a bordo gli allievi (erano questi gli allievi o meglio i concorrenti del primo corso che si trovavano a Venezia per sostenere gli esami di concorso) è partita verso il Sud!” così dicevano i pescatori.

            E per l’ennesima volta cambiammo rotta: la calma incomincia a mancare, i nervi si tendono sempre più, la paura che la fortuna ci abbandoni diventa sempre maggiore; basterebbe un aereo con due bombe per spacciarci. Decidono allora di puntare su Ancona per vedere s quella zona era ancora libera ma ben presto si ritorna sopra su quella decisione per invertire la rotta ancora una volta allo scopo di dirigere alle foci del Po: quivi le navi sarebbero andate in secca e ognuno sarebbe andato per i fatti suoi: l’incoscienza del comando era massima.

            Poco più sopra di Ancona, il grido di una vedetta ci fa sussultare: “ Sommergibile a dritta!” Infatti una torretta, coronata da due poderosi baffi bianchi a prora, veniva verso di noi con rotta di collisione. Per un momento la sensazione che tutto era finito, che la nostra odissea sarebbe terminata tragicamente aleggiò su tutti noi; se non che, le precisazioni del Comandante che assicurò, dopo aver scrutato attraverso il cannocchiale, che la bandiera risultava nazionale, risollevò d’un colpo gli spiriti. Si trattava infatti del sommergibile “Ametiste”  che anch’esso come noi girovagava per l’Adriatico in cerca di un asilo sicuro. Breve intervista tra i comandanti e, per un’ ultima  volta, si inverte la rotta: la meta è rappresentata dalle isole Tremiti, sotto il Gargano, dove sembra che non ci siano tedeschi. Considerando però che queste isole erano sotto la diretta minaccia degli aerei di base a Foggia, poco distante per via aria, decidono alla fine di dirigere su Brindisi. All’altezza di questa località due corvette italiane ci vengono a prendere; ansimando le due navi si accingono all’ultima fatica, ma la macchina del “Colombo” non resiste e con un profondo sospiro seguito da uno schianto metallico si arresta.

            Per fortuna, ci sono i motori ausiliari che permettono di continuare. Dopo sei giorni di vicissitudini, di cielo e di mare, di timori e di speranze, di notti passate in coperta, finalmente un poco di riposo e di quiete.

            A Brindisi troviamo sia gli allievi della 1° e 3° classe che erano fuggiti da Venezia sulla motonave “Saturnia” assieme a tutti professori e al personale dell’Accademia. … “

Da : Memorie di guerra e di naufragi, 53 -55, in E. Andreatta, C. Gatti, B. Malatesta, B. Sacella, P. Schiaffino, Le storie nella scia. Tutti hanno il loro mare, Tipografia Meca, Recco, 2022.

 

domenica 31 dicembre 2023

LE FORZE PER OPERAZIONI SPECIALI ITALIANE: TRA GLOBAL SOF NETWORK E NATO

 

MICHELE TAUFER

 


 

INTRODUZIONE

Negli ultimi 15 anni le Forze Armate nazionali hanno visto un sempre maggiore impiego, sia in ambito nazionale che soprattutto in un contesto multinazionale, di una particolare categoria di reparti: quello delle Forze per Operazioni Speciali. Il primo dicembre 2004 ha visto la nascita del Comando Operativo Forze Speciali: comando con lo status di Reparto Incursori paracadutisti interforze. Questa struttura, voluta dall’allora Capo di Stato Maggiore Amm. Di Paola è alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore della Difesa con la funzione di Comando di Pianificazione per la condotta delle Operazioni Speciali. Il baricentro delle attività è costituito da 4 Forze definite Speciali:

·         Il 9° Reggimento d’Assalto paracadutisti “Col Moschin” dell’Esercito Italiano;

·         Il Gruppo Operativo Incursori GOI della Marina Militare Italiana;

·         Il 17° Stormo dell’Aeronautica Militare Italiana;

·         Il Gruppo Intervento Speciale GIS dell’Arma dei Carabinieri.

L’azione di questi reparti è coadiuvata da quella di alcune unità definite di Supporto Operativo:

·         Il 26° Reparto Elicotteri per le Operazioni Speciali REOS dell’Esercito Italiano;

·         Il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti dell’Esercito Italiano;

·         Il 185° Reggimento paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi “Folgore” dell’Esercito Italiano;

·         L’11° Reggimento Trasmissioni dell’Esercito Italiano;

·         Il 28° Reggimento “Pavia” dell’Esercito Italiano.

Se in ambito interforze ed operativo il comando e la direzione spetta al COFS, l’approntamento, l’addestramento e l’allocazione dei fondi destinati ai reparti summenzionati spetta alle singole Forze Armate d’appartenenza.[1] Fondi che potrebbero però in un prossimo futuro venire messi a rischio; infatti, contestualmente al sempre maggiore impiego di queste Forze si è assistito ad una continua diminuzione delle risorse economiche assegnate al Bilancio della Difesa attraverso sempre più numerosi tagli lineari. Un trend che fino ad ora non ha intaccato le Forze Speciali ma che potrebbe però mutare subendo un’accelerazione con la diminuzione degli impegni fuori area del Paese, quali ad esempio la fine della missione in Afghanistan. Questo breve studio si propone di aprire un dibattito, all’interno del sistema politico istituzionale-accademico italiano, sulle Operazioni Speciali, i reparti militari deputati a condurle e sul ruolo che queste debbano avere nella Strategia Nazionale.

Nella stesura dello studio è stato seguito un approccio analitico di tipo qualitativo basato sull’utilizzo della letteratura disponibile in materia, la quale peraltro non sempre è di facile reperibilità vista la delicatezza di alcuni temi trattati. Letteratura quest’ultima quasi totalmente di origine anglosassone e che fa perno sui filoni statunitense e britannico. Una delicatezza ed una segretezza in merito alle Operazioni Speciali che, se ampiamente giustificata nei confronti del «Chi» (quindi mi riferisco a composizioni numeriche, rintracciabilità dei reparti ecc.) e del «Come» debba svolgere questo tipo di operazioni potrebbe forse essere, almeno in parte attenuata nei confronti del «Cosa» siano queste operazioni. Il rischio è quello di mantenere e di far rimanere queste particolari operazioni avvolte ed imprigionate in una serie di miti e stereotipi che ne pregiudicano la reale comprensione da parte dei non addetti ai lavori inficiandone l’impiego al massimo delle potenzialità. Una comprensione e conoscenza dell’argomento che costituisce una precondizione essenziale per colui che in ultima analisi è chiamato ad usarle in maniera efficace: il decisore politico.

 

COMPRENDERE PER MEGLIO DEFINIRE

Ma cosa sono le Operazioni Speciali? Sicuramente queste operazioni sono state da sempre avvicinate, nel pensiero militare Occidentale, a qualcosa di irregolare, di “insolito”, tendenti quasi a minare le regole di quella che è la forma più nota di violenza politica: la guerra. Queste operazioni sono sempre state circoscritte, condotte da forze autonome ed indipendenti, operanti all’interno del territorio, o meglio nello spazio difeso dal nemico. In particolare con il Secondo Conflitto Mondiale queste azioni hanno assunto la denominazione di “commando” e si sono concretizzate attraverso ricognizioni, sabotaggi, raid d’assalto, missioni coperte a livello divisionale ecc.[2] Durante il conflitto tutte le maggiori nazioni coinvolte hanno sviluppato e creato reparti in grado di condurre queste azioni: il caso italiano ha visto ad esempio l’impiego della figura degli Arditi per il Regio Esercito, gli ADRA per la Regia Aeronautica ed in particolare quello della Regia Marina con la X MAS, almeno fino al 1943.[3] Infatti, l’utilizzo di queste unità non si è dimostrato efficace in operazioni prolungate nel tempo, cioè in quella che è stata definita la guerra di resistenza-partigiana. Le operazioni di tipo commando, caratterizzate da una spiccata capacità offensiva mal si adattano a difendere e in un contesto come quello della guerra irregolare hanno dimostrato la loro bontà principalmente e limitatamente alla conduzione di missioni di ricognizione e di intelligence su terreni non permissivi, svolti però ad un livello tattico.[4]

Sicuramente quindi le Operazioni Speciali, lo dice anche il nome, sono caratterizzate da una serie di attributi in grado di differenziarle da quelle che invece sono operazioni convenzionali. Un primo passo verso una maggior chiarezza sull’argomento potrebbe essere tentare di definirle come: operazioni condotte da forze addestrate, equipaggiate e supportate nei confronti di un particolare obiettivo, la cui distruzione, eliminazione o liberazione nel caso trattasi d’ostaggi, costituisca un imperativo militare o politico.[5] Lasciata così però la definizione implicherebbe che qualsiasi forza possa condurre un’Operazione Speciale. Per limitare il bacino di «Chi» possa condurre queste operazioni è proficuo spostare lievemente il punto d’osservazione e pensare ad esse in termini di “approccio mentale all’operazione”. Queste operazioni verrebbero condotte da unità in grado di ragionare ed operare in maniera non ortodossa per il raggiungimento dell’obiettivo: una non ortodossia nell’approccio, non necessariamente nel metodo. Operazioni queste che costituirebbero quindi, una via alternativa a quelle convenzionali, a pari effetto desiderato.

Ecco qui un’importantissima caratteristica: le conseguenze di queste operazioni devono avere un effetto strategico. Ecco perché queste operazioni costituiscono un vero e proprio strumento in mano al decisore, sia che vengano svolte in supporto alla diplomazia, a complemento delle forze regolari o in maniera singola: sono una delle opzioni da poter utilizzare in politica estera. Le Operazioni Speciali e coloro i quali sono chiamati a condurle sono altresì una delle branche del potere militare di una Nazione, al pari del potere aereo, navale, spaziale, nucleare ecc.[6]

L’Ammiraglio William H. McRaven pone però enfasi su un’altra caratteristica delle Operazioni Speciali: esse sono offensive. Queste sono sempre effettuate nei confronti di posizioni fortificate, in altri termini il nemico in un’Operazione Speciale mantiene un approccio difensivo e dato che la forma difensiva è intrinsecamente più forte di quella offensiva in uno scontro, si apre la strada a quello che è stato definito il “paradosso dell’Operazione Speciale”: attaccare e vincere in inferiorità numerica contro un nemico sulla difensiva. La chiave del successo in un’operazione sta nel raggiungere e nel mantenere la superiorità relativa, soprattutto durante le fasi iniziali. Più l’operazione si protrae nel tempo, più il rischio che questa fallisca aumenta esponenzialmente.

Per McRaven la superiorità relativa può essere raggiunta mediante l’applicazione di 6 principi sinergici ed interdipendenti:

·         Semplicità: Limitando gli obiettivi a quelli essenziali, l’intelligence svolge un ruolo vitale nel determinare e nel limitare le variabili indipendenti;

·         Sicurezza: Negare al nemico le tempistiche dell’operazione;

·         Ripetizione: Durante la pianificazione l’operazione deve essere provata e riprovata;

·         Sorpresa: Viene raggiunta attraverso una deception, ed in generale attraverso una massimizzazione delle debolezze dell’avversario;

·         Velocità: Essenziale al fine di limitare la propria vulnerabilità;

·         Dedizione: Gli obiettivi sono noti a tutti i componenti, i quali sono votati alla missione.

Le Operazioni Speciali potrebbero quindi venire definite come operazioni condotte su piccola scala, clandestine, caratterizzate da un approccio di missione non ortodosso e caratterizzate da un elevato rischio, le unità operano all’interno del territorio nemico, svolte con lo scopo di conseguire significativi obiettivi militari o politici a supporto della Politica Estera di una Nazione.[7]

L’arma principale di questi reparti, le forze chiamate a condurre le Operazioni Speciali così definite, sta  nell’eccellenza raggiunta nel loro livello d’addestramento (le cui tattiche si basano sempre e sono mutuate su metodi di guerra convenzionale), nella pianificazione e nell’improvvisazione.

Non tutte le operazioni svolte da forze adibite ad operazioni che non sono convenzionali diventano però Operazioni Speciali. Sempre all’interno di queste azioni militari fuori dal convenzionale ricadono quelle che sono le attività di resistenza e le guerriglie. Sono operazioni protratte nel tempo caratterizzate da circospezione e pazienza nell’approccio di missione, nella maggior parte delle volte queste operazioni richiedono il supporto della popolazione locale e l’impiego di forze armate militari/paramilitari per il raggiungimento degli obiettivi. Cosa forse più importante gli operatori chiamati a condurle devono possedere differenti qualità ed abilità rispetto a quelli chiamati a condurre Operazioni Speciali, così come una maggior comprensione e conoscenza del contesto socio-culturale del proprio avversario, o meglio: dell’ambiente umano nel quale opera l’avversario. Lo scopo ultimo è infatti quello di negare o di creare un ambiente non favorevole al nemico: in particolare in un contesto di insorgenza.

Si potrebbe quasi giungere ad una macro-divisione di questo grande insieme di operazioni basata su: operazioni dirette, quelle cioè condotte senza l’intervento o il supporto di terzi; e operazioni indirette, che prevedono invece l’intervento di terzi nel loro svolgimento, con le forze qui esaminate in funzione di direzione, o in altri termini di mentori.

Il problema di coordinamento tra queste forze è stato affrontato in maniera diversa da Paese a Paese: ad esempio gli Stati Uniti hanno incorporato le capacità indirette e le relative forze chiamate ad esercitarle all’interno della definizione stessa di Forze per Operazioni Speciali, mentre altri non definiscono nulla al di fuori delle unità chiamate ad eseguire le Operazioni Speciali propriamente dette.[8] In estrema sintesi, le “forze non convenzionali”, quelle che negli Stati Uniti vengono definite SOF, sono a loro volta caratterizzate da diverse peculiarità che le contraddistinguono e diverse abilità, competenze e approccio mentale necessari per poter portare a termine la loro particolare missione.

 

 

 

 

Questi insiemi o famiglie potrebbero pertanto venire rappresentati in questo modo:

 

DUE DOTTRINE A CONFRONTO

Le Forze Armate degli Stati Uniti d’America identificano le Operazioni Speciali come operazioni che:

richiedo metodi, tattiche, procedure, equipaggiamenti e modo di approccio unici. Sono spesso condotte in ambiente ostile, non permissivo ed in generale caratterizzato da un alto grado di ripercussioni politico-diplomatiche. Queste operazioni sono contrassegnate da una o da più delle seguenti peculiarità: volatilità, natura clandestina o coperta, bassa visibilità, necessità di operare a fianco o attraverso forze locali, specializzazione e conoscenza a carattere regionale-culturale dell’area di riferimento….”

Durante gli anni hanno sviluppato le capacità e le risorse per condurre tutto lo spettro di queste operazioni, sia dirette che indirette, e nello specifico esse sono:

·         Direct Action (DA): attacchi o colpi di mano di breve durata con lo scopo di distruggere eliminare, catturare, danneggiare obiettivi designati in un ambiente ad alto rischio politico-militare e non permissivo.

·         Special Reconnaissance (SR): azioni di ricognizione e di sorveglianza normalmente coperte o clandestine, al fine di ottenere informazioni di rilevanza strategica su un avversario effettivo o potenziale e non eseguibili da forze convenzionali.

·         Countering Weapons of Mass Destruction: supporto nel contrasto, messa in sicurezza e cattura di materiali, tecnologia volti alla proliferazione non controllata delle WMD.

·         Counterterrorism (CT): operazioni ed attività volte a smantellare e neutralizzare gruppi o network terroristici.

·         Unconventional Warfare (UW): operazioni ed attività condotte in supporto ad un insorgenza al fine di rovesciare, mediante azioni di guerriglia ed ausiliarie, un regime politico.

·         Foreign Internal Defense (FID): supporto ed assistenza alle forze armate e/o di sicurezza di un Paese al fine di aumentarne le capacità di contrasto a minacce interne quali guerriglia, terrorismo o in generale minacce alla stabilità.

·         Security Force Assistance: assistenza e supporto alle autorità governative, soprattutto nella fase di ricostruzione di forze di difesa/sicurezza del Paese ospitante.

·         Hostage Rescue and Recovery: operazioni in risposta ad incidenti derivanti da azioni terroristiche. Possono includere anche la ricattura di materiale o installazioni ritenute sensibili.

·         Counterinsurgency (COIN): è un insieme di azioni civili/militari svolte con lo scopo di contenere e porre rimedio alle cause alla base di un’insorgenza.

·         Foreign Humanitarian Assistance: l’insieme delle azioni di assistenza umanitaria svolte al di fuori degli Stati Uniti con lo scopo di mitigare ed alleviare le sofferenze di una popolazione.

·         Military Information Support Operations (MISO): hanno lo scopo di convogliare, di guidare, di indirizzare particolari informazioni al fine di cambiare la percezione su un determinato argomento da parte dell’opinione pubblica di un Paese, di un gruppo, di un governo verso una posizione più favorevole nei confronti di chi le attua.

·         Civil Affairs Operations (CA): Operazioni pianificate, eseguite e valutate in concorso con componenti civili con lo scopo di mitigare le ragioni e le cause di instabilità all’interno della società civile o di porre in essere azioni tipicamente rientranti nella responsabilità di funzionari civili.[9]

Per la dottrina NATO le Operazioni Speciali sono:

attività militari condotte da forze specificamente designate, organizzate, addestrate ed equipaggiate e costituite da personale particolarmente selezionato. Queste forze si approcciano attraverso l’utilizzo di metodi, tattiche di tipo non convenzionale. Le attività possono essere condotte lungo tutto lo spettro delle operazioni militari, indipendentemente o in concorso con le forze convenzionali, al fine di raggiungere lo scopo desiderato. Considerazioni di tipo politico-militare possono spingere verso l’esecuzione di tali operazioni in maniera clandestina o coperta così come l’assunzione di rischi di carattere politico-militare normalmente non accettabili nell’esecuzione di operazioni convenzionali. Le Operazioni Speciali portano al conseguimento di risultati di tipo strategico o di alto livello operativo.”

Principalmente in ambito NATO vengo divise in tre grandi tipologie:

·         Special Reconnaissance and Surveillance: è principalmente un’azione legata al fattore umano, queste forze sono in grado di fornire un’analisi ed un’interpretazione dei fatti direttamente sul campo in una maniera che altri assetti tecnici non sono in grado. Questo tipo di operazioni assumono la loro rilevanza massima in un contesto ad alto rischio politico, dove il fattore umano risulta essere il centro di gravità e dove la discrezione e la sensibilità politica risultano essenziali. Alcuni compiti specifici possono pertanto includere:

§  La raccolta di informazioni di tipo ambientale: meteo, geologiche ecc.

§  La verifica delle effettive capacità dell’avversario: cioè il threat assessment.

§  L’analisi e la discrimina degli ipotetici obiettivi valutando in particolare il rischio di danni collaterali e vittime civili.

§  Ricognizioni post-stike svolte con lo scopo di verificare il raggiungimento dello scopo dell’attacco.

·         Direct Action: Azione offensiva svolta da piccole unità contro obiettivi limitati e di alto valore strategico-operativo. Le azioni possono essere svolte indipendentemente, con il supporto di forze convenzionali o in supporto ad esse. Attività rientranti nelle azioni Dirette includono:

§  Imboscate e colpi di mano contro obiettivi volatili (time-sensitive), e contro i quali la rapidità d’esecuzione e la precisione sono fondamentali; gli attacchi sono condotti quasi esclusivamente contro obiettivi di importanza decisiva.

§  Guida terminale di ordigni. Operazioni in grado di massimizzare l’efficacia di tali armamenti e di minimizzare il rischio di danni collaterali.

§  Salvataggio e ricattura di personale o materiale sensibile da aree controllate dall’avversario o no n permissive. Quando si tratta di personale civile queste azioni sono anche note come Non-combatant Evacuation Operations (NEO).

§  Operazioni di demolizione, con lo scopo di neutralizzare obiettivi contro i quali altri sistemi d’arma risultino essere inadeguati.

§  Cattura e presa di vascelli o imbarcazioni.

§  Ricognizioni armate le quali implicano la localizzazione e l’ingaggio di bersagli d’opportunità in aree predeterminate.

·         Military Assistance: vengono intese come un ampio spettro di operazioni volte al supporto di forze amiche sia in tempo di pace che durante un periodo di escalation o conflitto. Queste possono variare dall’addestramento e/o capacity building fino ad arrivare all’impiego e alla direzione di forze locali nella condotta di operazioni maggiori (nella nomenclatura statunitense vengono definite Foreign Internal Defense). Possono consistere in:

§  Addestramento: sia di individui che di unità militari al fine consentire ad una Nazione l’autosufficienza nella propria politica di difesa.

§  Ruolo di consiglieri: svolgendo operazioni a fianco e nell’organico di unità militari locali in contrasto a movimenti di insorti, smantellandone i network, separandoli dal contatto con la popolazione civile e contribuendo a garantirne una cornice di sicurezza.

Accanto a queste tre famiglie possono essere incluse operazioni:

·         Support to Counter-Irregular Threat Activities: in supporto al contrasto di minacce asimmetriche.

·         Countering WMD: in contrasto alla proliferazione di armi di distruzione di massa WMD.

·         Hostage Release Operations: operazioni di liberazione ostaggi.

·         Faction Liaison: di collegamento tra diverse fazioni politiche.

·         Irregular Warfare: spesso le operazioni svolte nell’ambito della Military Assistance vengono effettuate a supporto di un’autorità di governo, ma in questo caso l’aiuto viene dato ad un movimento d’insorti (nella nomenclatura statunitense sarebbero Unconventional Warfare).

·         Facilitation of political processes in hostile or unpredictable environments: sostegno nell’implementazione di misure economiche , diplomatiche e d’informazione in ambienti ostili o non permissivi.[10]

In base però alla teoria e alle caratteristiche delineate nel capitolo precedente possiamo quindi affermare come prima cosa che:

·         Le Operazioni Speciali, quelle pure e originarie, quindi quelle dirette sono: Direct Action, Special Reconnaissance o Special Reconnaissance and Surveillance e forse Hostage Release Operations sempre che quest’ultima categoria non possa essere fatta rientrare all’interno di quella che è una Direct Action.

·         Le operazioni di tipo non convenzionale, quindi quelle indirette, dovrebbero comprendere tutte le altre tipologie di operazioni possibili ed inserite nelle due dottrine prese qui in esame.

Successivamente, possiamo altresì notare come le Forze Armate statunitensi tendano ad orientarsi verso una capacità operativa ad ampio spettro incorporando specialità indirette mentre la dottrina NATO tende a limitare il campo delle operazioni a tre grandi tipologie: due delle quali rientranti nella visione “pura” di Operazione Speciale, quindi diretta, ed una terza costituita da Military Assistance, quindi indiretta. E’ però in quest’ultimo campo che la NATO potrebbe trarre i maggiori benefici, un approccio di questo tipo porterebbe all’eliminazione o alla neutralizzazione delle minacce alla sicurezza dell’Alleanza prima che queste possano manifestarsi in maniera significativa. D’altro canto è però da notare come quest’approccio sia estremamente meno tangibile in termini di risultati ed in effetti misurabili, mostrando i suoi frutti solo sul medio-lungo termine. Approccio, questo, in antitesi con la postura a lungo seguita dal Pentagono e dalla quale tutti gli Stati, per ovvie ragioni politiche, sono attratti: la conduzione di azioni rapide, identificabili e facilmente valutabili, ad alto impatto per i mass media e l’opinione pubblica.

Sembrerebbe però che qualcosa stia cambiando soprattutto da parte statunitense con l’implementazione del progetto Global SOF Network.

IL GLOBAL SOF NETWORK

Nel gennaio 2012 il Dipartimento della Difesa statunitense DoD pubblicò il Defense Strategic Guidance (DSG) al quale il Comitato degli Stati Maggiori presieduti dal Generale Dempsey fece seguire il Capstone Concept for Joint Operations (CCJO) elencando le linee guida per la conduzione delle operazioni militari nel mutato scenario geopolitico identificato dalle linee guida della difesa. Le Forze Armate del futuro vennero e sono tuttora intese da parte statunitense come intrinsecamente interforze, capaci di colpire su scala globale ed in grado di trarre il massimo profitto da una delle caratteristiche principali dell’attuale sistema internazionale: l’interdipendenza.[11] Negli ultimi lustri però, un’altra caratteristica marca sempre più la violenza politica: la guerra o più correttamente i conflitti sono indissolubilmente legati alla dimensione umana più che quella tecnologica. O meglio: è all’interno di questa dimensione che, in ultima analisi, i conflitti si risolvono. Tutte le istituzioni o espressioni politiche: Stati, corporazioni, NGOs ecc. sono formate, dirette e controllate da aggregazioni di esseri umani; influenzare nuclei, rappresentanti o interi gruppi politici e/o popolazioni viene visto da parte americana come essenziale per il conseguimento dei propri obiettivi strategici. In altre parole le Forze Armate statunitensi devono considerare maggiormente l’ambiente fisico, culturale, sociale, geopolitico verrebbe da dire, nel dare concretezza alle linee e agli obiettivi della Defense Strategic Guidance: il successo delle iniziative strategiche dipende dalla capacità di comprendere, influenzare ed esercitare il controllo su quello che è stato definito lo Human Domain. Accettare l’importanza del fatto che prevenire il conflitto è della stessa importanza di combatterlo porta a comprendere come l’utilizzo dello strumento militare in concerto con le altre forme di potere dello Stato possa portare ad un aumento della sicurezza complessiva del Paese. Non solo, per poter dominare questo scenario è necessario che la forza joint riesca a contrastare i network di attori-soggetti soprattutto destrutturati che si contrappongono agli Stati Uniti. Ad aumentare la complessità vi è anche il continuo aumento della velocità dell’interazione umana amplificata dalla sempre maggiore vicinanza fisica da parte dei soggetti ostili dettata dall’urbanizzazione.[12] Ecco quindi una delle principali caratteristiche delle minacce degli attuali e dei futuri scenari: quello di essere interconnessi, correlati, dinamici, trasversali ed estremamente fluidi, di essere una rete con vari nodi più o meno importanti nei confronti dei quali una singola Nazione, anche la più potente, non può sperare di contrapporsi da sola.[13] A tutto ciò si aggiunge anche la maturata consapevolezza che la prevenzione di una situazione di crisi o la limitazione di un’escalation come sempre risulta essere più conveniente rispetto ad una risposta alla stessa.[14] E’ pertanto necessario costruire una rete contrapposta per opporsi a queste minacce: le SOF sono in questi termini lo strumento ideale date le loro caratteristiche di adattabilità, velocità, basso profilo ed orientamento regionale-culturale. L’obiettivo delle SOF in quanto forma di potere militare è quello di condurre operazioni in grado di produrre gli effetti desiderati all’interno dello Human Domain. Le attività e le funzioni abbracciano principalmente la protezione della popolazione, l’indirizzamento dei gruppi sociali verso il conseguimento delle proprie aspirazioni politiche e la dimensione umanitaria attraverso il contrasto delle cause scatenanti di un conflitto. Gli strumenti, o meglio le parole chiave sono abbastanza diversi dalla norma: legittimità, sovranità, sicurezza umana, politica, ideologia ecc. Gli altri strumenti del potere militare mal si adatterebbero al conseguimento di questi obiettivi, al contrario le SOF grazie alla capacità di condurre operazioni di tipo indiretto sono in grado di adattarsi meglio alla sfida.[15] Allo United States Special Operations Command (USSOCOM) il compito di tramutare in realtà i principi della dottrina sviluppando un piano per permettere alle proprie forze, già presenti su scala globale, di creare la rete: sia verso gli stessi Stati Uniti stabilendo contatti con le Agenzie Federali, sia su scala planetaria con i propri alleati e partner internazionali. Il network sarebbe in grado di adempiere alla sua missione proprio privilegiando tutta quella serie di operazioni di tipo indiretto permettendo e abilitando le forze locali alla conduzione di operazioni di tipo non convenzionale in contrasto a gruppi estremisti violenti, insorgenze e guerriglie e narco-terrorismo. Un coinvolgimento episodico e sporadico, condotto solamente attraverso le Operazioni Speciali classiche, porterebbe secondo Washington ad un alienamento e ad una disaffezione da parte dei governi e delle popolazioni partner. Questo sembrerebbe essere emerso dagli insegnamenti della campagna afghana ed anche irakena dove la comunità delle SOF avrebbe fatto notare uno sbilanciamento nei confronti di operazioni di controterrorismo caratterizzate da Direct Action ed in genere operazioni cinetiche anziché l’adozione di un approccio partner-centrico.[16]

Dal punto di vista organizzativo i perni del network, o i nodi, saranno i singoli Theater Special Operations Commands TSOCs ai quali spetterà il compito di condurre le operazioni lungo tutto l’arco possibile all’interno della propria area di competenza. Per facilitare l’interscambio e la sincronizzazione delle attività tra le SOF del network e quelle statunitensi all’interno delle varie regioni dove operano i singoli TSOCs lo USSOCOM ha istituito la figura degli Special Operations Liaison Officers SOLOs presso alcune ambasciate chiave. L’elenco di queste ambasciate comprende: Australia, Canada, Regno Unito, Giordania, Polonia, Colombia, Francia, Turchia e Italia.[17] Lo scopo ultimo della comunità SOF statunitense è quello di raggiungere una conoscenza ed una consapevolezza culturale, politica, sociale, economica ecc. non solo a livello regionale ma bensì a livello di singolo Paese, in particolare attraverso le seguenti funzioni:

·         Svolgendo un ruolo di consulenza sia a beneficio di altre SOF che più in generale di forze di sicurezza, quindi attraverso operazioni di tipo FID.

·         Svolgendo funzioni di collegamento in rappresentanza dello stesso USSOCOM e di coordinamento con le attività di altre agenzie.

·         Plasmando l’ambiente attraverso operazioni CA e MISO (quelle che in ambito NATO prendono il nome di PsyOps).

·         Preparando l’ambiente per le future operazioni attraverso l’instaurazione di relazioni di tipo politico o in generale attraverso il miglioramento della situational awarness in aree non permissive o ad alto rischio.[18]

Come si evince tutti e quattro i punti ricadono all’interno di operazioni indirette ed in particolare rientranti appieno nello Human Domain.

Gli Stati Uniti nella più recente evoluzione della loro dottrina sembrano orientarsi verso una maggiore distinzione tra quelle che nella terminologia americana vengono definite come due differenti ma mutue supportate forme di operazioni speciali: ciò che è Special Warfare e ciò che è Surgical Strike. La prima tipologia comprende sostanzialmente le operazioni indirette, mentre la seconda si concentra sulla conduzione di azioni dirette e principalmente unilaterali.[19] La Special Warfare consiste quindi nella:

Esecuzione di attività implicanti sia azioni letali che non, effettuate da forze specificatamente addestrate ed in possesso di una significativa conoscenza linguistica e comprensione culturale, un’elevata abilità nell’operare in piccoli gruppi ed in grado di formare e combattere a fianco di formazioni indigene in un contesto permissivo, incerto o ostile”.[20]

La Special Warfare si pone come collegamento tra due diversi gradi di intensità nell’impiego dello strumento militare statunitense: tra le operazioni dirette ed unilaterali, caratterizzanti il CT svolto dalle unità del Joint Special Operation Command (JSOC), e l’impiego su larga scala di forze convenzionali. Una Special Warfare, raggruppante le unità specializzate nell’Unconventional Warfare si presta particolarmente nell’affrontare una serie di problematiche quali insorgenze, network criminali, organizzazioni estremiste, criminalità legata al traffico di droga o di esseri umani, crisi umanitarie e derivanti da disastri naturali. In altre parole da tutte quelle attività rientranti nel concetto di Human Domain.

LE LINEE GUIDA PER IL FUTURO STRUMENTO MILITARE ITALIANO

Il 20 giugno 2014 il ministero della Difesa rilasciò il documento intitolato “Linee guida per il libro Bianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa”: consistente in un’analisi preliminare finalizzata alla raccolta e alla valutazione degli elementi necessari alla stesura del “Libro Bianco” vero e proprio. Dal documento, così come da quanto emerso dal “Convegno Nazionale sulla Sicurezza e la Difesa”, si evincono gli attuali trend dello scenario internazionale: uno scenario caratterizzato da continui cambiamenti e da una serie di minacce alla sicurezza di tipo multidimensionale in grado di trascendere quindi i confini nazionali. Occorre quindi sviluppare un approccio complessivo ed altrettanto multidimensionale per poter fronteggiare efficacemente le sfide alla sicurezza poste dal sistema. Inoltre viene altresì notato come risulti fondamentale comprendere anche la particolare natura politica degli attuali conflitti caratterizzanti la dimensione transnazionale.[21] Lo strumento militare che verrà delineato dal Libro Bianco dovrà quindi essere Interforze, Internazionale, Interoperabile, Efficace, Efficiente ed Economico (I3E3) così da poter affrontare sia ostilità di tipo asimmetrico che le più tradizionali forme simmetriche di conflitto, anche ad alta intensità. Riguardo alle forze opponenti è da attendersi che in futuro queste ricorreranno a forme di contrasto non convenzionali anche sfruttando domini nuovi o tentando di coinvolgere sia in maniera attiva che in maniera passiva le stesse popolazioni civili. Un ambiente all’interno del quale le Forze Armate nazionali dovranno essere pronte ad operare garantendo la protezione delle stesse e l’affermazione delle realtà locali supportate. Gli obiettivi operativi delle Forze Armate diventeranno sempre più complessi e sofisticati andando ben oltre la semplice neutralizzazione cinetica della minaccia. La protezione e la tutela delle popolazioni, lo sviluppo ed il sostegno delle realtà politiche locali saranno svolte in concerto con le altre Istituzioni repubblicane e tendenzialmente in un’ottica di partnership internazionale/sovranazionale: il mantenimento di un network relazionale con queste entità amiche ed alleate risulterà fondamentale per il conseguimento degli obiettivi strategici nazionali. Accanto a queste forme “ibride” non verrà altresì tralasciata la possibilità di una minaccia militare di tipo convenzionale il cui contrasto è in linea con l’assolvimento degli impegni derivanti dalla difesa della Patria, della difesa comune europea e quella integrata della NATO. Lo strumento derivante dovrà quindi assicurare:

·         L’integrità territoriale e gli interessi vitali nazionali;

·         Il successo delle operazioni in corso e le eventuali future esigenze di partecipazione internazionale;

·         Una funzione di deterrenza e di prevenzione di futuri conflitti in seno alle alleanze costituite;

·         Un contributo al concetto di risposta multidimensionale alle emergenze nazionali ed alle crisi internazionali.[22]

E’ proprio attraverso la lente offerta da questi quattro output auspicati dalle “Linee Guida del Libro Bianco della Difesa” che si può provare ad osservare la dottrina nazionale riguardante le operazioni affidate al COFS.

LE OPERAZIONI SPECIALI ITALIANE

Nella dottrina militare nazionale le Operazioni Speciali vengono definite come:

“Operazioni dirette a conseguire obiettivi di natura militare, politica, economica o informativa in aree ostili di difficile accessibilità, o sensibili, spesso attraverso l’uso di tecniche e mezzi non convenzionali e in modalità occulta o clandestina. Le operazioni speciali si distinguono da quelle convenzionali per il grado di rischio fisico e politico, per le tecniche impiegate e per l’indipendenza da qualsiasi tipo di supporto amico, mentre presuppongono un’accurata intelligence operativa.”

Nella categoria delle Forze Speciali rientrano tutte quelle unità militari o paramilitari specificatamente organizzate, addestrate ed equipaggiate per poter effettuare le Operazioni Speciali.[23] Queste operazioni si svolgono in contesti non permissivi anche a grande distanza dalle unità amiche. Materialmente un’unità dalla limitata consistenza organica si infiltra in un’area obiettivo consegue nella stessa risultati di rilevanza strategica e rientra alla propria base attraverso un complesso di movimenti e di trasferimenti intermodali, multi-ambientali sovente non palesi e discreti. Data la loro particolarità, queste operazioni presuppongono sempre la disponibilità di unità di volo dedicate, sia ad ala fissa che rotante, così come di specifiche risorse per il comando e controllo e per le comunicazioni. Inoltre le Forze Speciali possono avvalersi del supporto di altre forze, selezionate tra quelle più affini in termini di addestramento, mentalità e tipologia d’azione come ad esempio le unità paracadutiste (rangers, esploratori o acquisitori obiettivi) o anfibie.[24]

Ecco quindi che le Operazioni Speciali italiane non si discostano dalla definizione NATO, e nel corso degli anni hanno continuamente esercitato l’intero spettro di operazioni previste in seno all’Alleanza Atlantica e rientranti nelle macro aree:

·         Ricognizioni Speciali;

·         Azioni Dirette;

·         Assistenza Militare.

Da notare inoltre come in tempi recenti un particolare reparto si sia aggiunto a questa famiglia di unità: trattasi del 28° Reggimento Pavia dell’Esercito Italiano, il quale risulta dipendere dal Comando Forze Speciali dell’Esercito (COMFOSE), Comando istituito nel settembre 2013 e diventato pienamente operativo nel febbraio 2014.[25] L’unità in questione è l’unica delle Forze Armate deputata alle comunicazioni operative: un complesso di azioni finalizzate a creare, consolidare o incrementare il consenso della popolazione locale nei confronti dei contingenti militari in missione. Operazioni che nella terminologia militare americana erano chiamate Psychological Operations e che a partire dal 2010 sono conosciute come MISO.[26] L’Italia riconosce quindi in maniera esplicita l’utilità di questo tipo di operazioni specie se inserite negli attuali scenari dove il fattore umano, lo Human Domain, avrà sempre maggiore importanza.

CONCLUSIONI

Le Operazioni Speciali e il complesso di unità deputate alla loro conduzione e al loro supporto si sono dimostrate una componente di enorme valenza strategica e di grande pregio all’interno di tutti i principali strumenti militari mondiali. Naturalmente non fa eccezione il nostro Paese, il quale le ha impiegate proficuamente nel corso degli anni riscontrando anche stima ed apprezzamento da parte dei principali Paesi amici ed alleati vista l’estrema professionalità degli operatori di questi reparti. Un utilizzo di queste unità che, visti gli scenari futuri, non tenderà a diminuire ma bensì ad aumentare portando con se nuove sfide legate ad esempio “all’usura” di uomini e mezzi e al loro ricambio generazionale dato il progressivo trend di riduzione quantitativa del personale appartenente alle Forze Armate. Bacino in cui questi reparti traggono con non poche difficoltà la propria linfa vitale in termini di volontari. E’ infatti la limitata consistenza numerica, derivante dall’estrema severità nei criteri di selezione e d’addestramento, dovuta alla particolarità dei profili psicofisico attitudinali, uno dei tratti distintivi di questi uomini e donne. Queste forze, è bene ricordarlo, non sono riproducibili in massa e gli operatori impiegano decine di mesi prima di raggiungere la prontezza al combattimento.

Inoltre, è ora importante soffermarsi e riflettere su una questione fondamentale e forse fin troppo sottovalutata: spesso vengono fatte passare per Operazioni Speciali azioni che in realtà non lo sono, così come specularmente, alcuni di questi reparti vengono impiegati in azioni fuori dal loro campo d’applicazione. Un errore che deve essere assolutamente evitato: il serio rischio è quello di vanificare le peculiarità di queste unità, giungendo ad un utilizzo inefficace di questo vero e proprio strumento del potere militare di una Nazione.

Per quanto concerne le operazioni indirette invece, il nostro Paese prevede che queste vengano eseguite direttamente dalle Forze Speciali: una postura perfettamente in linea con la dottrina NATO.

Addentrandosi più nel tecnico però ed assumendo una postura propositiva:

·         vista la necessità di una maggiore ottimizzazione delle risorse economiche nel campo della Difesa;

·         vista la ferma intenzione da parte nazionale di continuare nell’integrazione degli Strumenti Militari in ambito NATO/UE;

·         visto l’auspicio di esercitare una funzione di deterrenza e di prevenzione dei conflitti in seno alle alleanze costituite così come di essere in grado di fornire una risposta multidimensionale alle crisi future;

Qualora venisse ritenuto operativamente rilevante uno sviluppo ulteriore sia in termini qualitativi che quantitativi di queste capacità indirette, rientranti appieno nel concetto di Special Warfare, , il nostro Paese potrebbe spingere verso una maggiore integrazione di tipo interforze a livello intergovernativo NATO/UE. Un’integrazione in grado di portare alla creazione di reparti ad hoc, ottenendo così un output operativo ancora più elevato e perfettamente inserito nel concetto di Global SOF Network, così come  aderente al massimo con gli obiettivi del futuro “Libro Bianco della Difesa”.



[2] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.

[4] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.

[5] Gli esempi storici sono numerosi: basti pensare all’azione della X Flottiglia MAS del dicembre 1941 nei confronti delle unità inglesi ad Alessandria d’Egitto, all’Operazione Jonathan, ovvero Raid di Entebbe condotto dalle IDF il 4 luglio 1976 o ancora all’operazione Neptune Spear del 2 maggio 2011 condotta da DEVGRU e CIA.

[6] Ronny Modigs, Special Forces Capabilities of the European Union Military Forces, Fort Leavenworth, School of Advanced Military Studies United States Army Command and General Staff College, 26/05/2004.

[7] Ibidem e William H. McRaven, The Theory of Special Operation, Monterey, Naval Postgraduate School, 1993.

[8] Ivi.

[9] United States Joint Chiefs of Staff, Joint Publication 3-05 Special Operations, Washington, Joint Chiefs of Staff, 16/07/2014.

[10] NATO, Allied Joint Publication (AJP) 3.5, Dicembre 2013 citato in Lars H. Ehrensvärd Jensen, Special Operations - myths and facts, Copenhagen, Royal Danish Defence College, Aprile 2014.

[11] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.

[12] Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.

[13] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113th Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.

[14] Raymond T.Odierno, James F.Amos, William H. McRaven, Strategic landpower: Winning the Clash of Wills, Washington, U.S. Army TRADOC.

[15] Joseph D.Celeski, SOF, the Human Domain and the Conduct of Campaigns, Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.

[16] Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington, Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag.13,19,43.

[17] U.S. House of Representatives, Posture Statement of Admiral William H. McRaven, USN Commander, United states Special Operations Command, Before the 113Congress House Armed Services Committee, Washington, 06/03/2013.

[18] Jim Thomas Christopher Dougherty, Beyond the Ramparts: The Future of U.S. Special Operations Forces, Washington, Center for Strategic and Budgetarian Assessments, 10/05/2013, pag. 91.

[19] United States Army Special Operations Command,  ARSOF 2022 CHANGING THE INSTITUTION, Fort Bragg, Special Warfare, Luglio-Settembre 2014.

[20] Department of the Army, ADP 3-05 Special Operations , Washington, August 2012, pag 9. http://armypubs.army.mil/doctrine/DR_pubs/dr_a/pdf/adp3_05.pdf

[21] Ministero della Difesa, Convegno Nazionale sulla Sicurezza Internazionale e la Difesa Relazioni dei partecipanti, Roma, 2014, pag 40. www.difesa.it/News/Documents/Convegno%20Nazionale%20Sic.%20e%20Difesa%20-%20Relazioni.pdf

[22] Ministero della Difesa, Linee Guida del Libro Bianco per la Sicurezza Internazionale e la Difesa, Roma, 20/06/2014, pag 7,8. www.difesa.it/News/Documents/Linee%20Guida.pdf,.

[23] Stato Maggiore della Difesa, Investire in sicurezza Forze Armate: uno strumento in evoluzione, Piedimonte Matese, Imagina Media S.r.l., Ottobre  2005.

[24] Ministero della Difesa Italiano, www.difesa.it/SMD_/COFS/Pagine/Cosa.aspx

[26] AnalisiDifesa, Il 28° reggimento Psy Ops tra le forze per operazioni speciali, 01/07/2014 www.analisidifesa.it/2014/07/il-28-reggimento-psy-ops-tra-le-forze-per-operazioni-speciali/