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martedì 30 agosto 2022

Temi di ricerca. La presenza militare italian in Libia.

 Quadro di Battaglia del Regio Esercito al 10 Giugno 1940. Schema di ricerca

8.3. Reale Corpo Truppe Coloniali della Libia

Motto “non concesso”

Campagne di Guerra:

1911-1912, Italo Turca

1913-1927, di Libia

1935-1936, Italo-Etiopica.

Ricompense al V.M.:  

. Alla Bandiera:

  1 Medaglia d’Oro, 2 d’Argento,

. Ai Battaglioni:

  4 d’Argento, 7 di Bronzo, 10 Croci di Guerra.

. Agli Ufficiali e Truppa:

  12 Medaglie d’Oro, 321 d’Argento, 759 di Bronzo, 891 Croci di

  Guerra.

Perdite in Combattimento:

. Ufficiali: morti 123, feriti 287, dispersi 6

. Truppa:  morti 1491, feriti 4539, dispersi, 450.

Festa (non è indicata)

 

Il Reale Corpo truppe coloniali della Libia, costituito dalla fusione dei due Reali Corpi della Tripolitania e della Cirenaica effettuata il 1 aprile 1935 , ha le sue origini nelle prime bande armate  che combatterono a fianco delle nostre truppe e furono incaricate  del servizio di polizia delle oasi durate la campagna italo-turca 1911-1912.  Alle originarie formazioni del Garian . del Sahel, del Tachuna, del febbraio 1912, si aggiunsero presto quelle del Zanzur , di Misurata e di Homs.

Il I battaglione libico ebbe vita nel settembre dello stesso anno e nel 1913 le nostre forze coloniali ascendevano già a 6 battaglioni di fanteria libica . 3 squadroni savari. 1 squadrone di meharisti 1 batteria da montagna, 1 sezione cammellata, 1 corpo degli zaptiè ed 8 bande armate inquadrate da nostri ufficiali. Durante e dopo la grande guerra le forze libiche si accrebbero notevolmente; aggiunsero altre formazioni sahariane ed alcune motorizzate e, completate con reparti CC.NN. e squadriglie di aviazione, crearono un armonico e perfetto strumento di guerra.

Il Reale Corpo truppe coloniali della Libia accoglie e tramanda le tradizioni delle splendide truppe di colore della Tripolitania e della Cirenaica, che si batterono valorosamente stendendo l’occupazione fino ai più lontani centri abitati; sostennero aspri combattimenti nelle vicende del periodo 1015-1918 parteciparono alla rioccupazione di Misurata  nel 1922; alla riconquista di Agedabia, nel 1923 di Giarabub, nel 1926; alle operazioni el su bengasino; alla conquista del Fezzan, nel 1930; alla occupazione di Cufra il 2° gennaio 1931, sostenendo lotte violente fino alla completa pacificazione della Libia.

Decorato con medaglia d’oro al valor militare per le innumerevoli prove del più fulgido eroismo offerto dalle sue truppe durante la guerra italo-etiopica 1935-1936 per la consacrazione dell’Impero, il Reale Corpo truppe coloniali della Libia vanta ancora due medaglie d’argento conferite a ai RR Corpo della Tripolitania e della Cirenaica, sintesi di lealtà e di valore l’uno, che in cento combattimento seppe conquistare, difendere e conservare all’Italia  la maggiore colonia; magnifico strumento di guerra l’altro, che in nove anni di lotta dura, aspra, difficile, tenacissima portò di vittoria in vittoria  il nome e la civiltà di Roma dalla costa fino al cuore  dell’inviolato deserto libico (Cufra)

Il Corpo vanta inoltre 4 medaglie d’argento, 6 medaglie di bronzo e 9 croci al valore, guadagnate dai suoi battaglioni nelle varie vicende della guerra.

sabato 20 agosto 2022

Traccia di Tesi. Populismo, Polarizzazione Postverità

 

 Politica Militare Compara.Traccia di tesi

Populismo Polarizzazione Postverità

Massimo Coltrinari 


Come in tutti i paesi occidentali la realtà politica italiana è caratterizzata da Tre P.: 

Il populismo, caratterizzato da due costanti: dividi ed impera e prometti anche l’impromettibile e vincerai (senza mantenere nulla; promesse che non si riusciranno a realizzare e che imporranno a qualunque prezzo, senza curarsi dei costi e di altri effetti nefasti, vds reddito di cittadinanza, distruzione del “lavoro” come valore, ecc.); 

la polarizzazione, che significa l’uso e l’abuso della discordia, del rancore, che si nutre di identità di gruppo: religione, razza, genere, regione, età, interessi economici ideologie e così via. Ed infine la terza P. 

la Postverità (a chi credere?), il punto massimo raggiunto della disinformazione e disseminazione di messaggi che creano sfiducia, intaccano il concetto d dovere. Oggi noi crediamo di sapere tutto, in realtà sappiano solo quello che è stato deciso da altri di sapere.

Le tre P indeboliscono in modo categorico la democrazia ed in particolare, la democrazia liberale ed atlantica. le istituzioni, le norme e la applicazione delle leggi (vedi il problema della Giustizia oggi in Italia), la corsa agli estremismi, al basso grado di resistenza psichica collettiva ad ogni difficoltà.[1] 

Se questo ha bisogno di conferma, basti leggere le dichiarazioni del noto populista Primo Ministro della Gran Bretagna che ha portato il suo paese fuori dell’Europa, sta provocando l’unione della Eire con l’Irlanda del Nord, la secessione della Scozia, in pratica al dissolvimento del Regno Unito; l’Ucraina deve cedere e chiedere la pace ad ogni costo per ragioni economica generali. Un altro Neville Chamberlain del 1939, ma questa volta la Gran Bretagna pesa negli affari europei, anche grazie a lui, poco.

L’Italia oggi è debole sul fronte partitico e della politica, non in grado di gestire in maniera serena le emergenze come Covid e Guerra in Ucraina e costretta a rieleggere un Presidente della Repubblica che non voleva e a chiamare un esterno a guidare il governo, in piena crisi economica (debito alle stelle e rifiuto di lavorare e dedizione al sacrifico) iperautoconsiderazione ( al resto del mondo non interessano i problemi italiani, mentre noi ci sentiamo al centro del mondo)

Sommando tutto questo e considerando che l’Italia, dall’ottocento in poi, è stata il ventre molle di una qualsiasi coalizione a cui ha partecipato, ed oggi ne da una ennesima conferma, distruggere l’Italia significa iniziare a distruggere l’Europa e quindi avere gioco facile in futuro.  Tutto questo e, insieme a i teorici della guerra ibrida, potrebbe essere materiale per una tesi di verifica e riferimento nell'ambito di Politica Militare Comparata.



[1] Moises Naim, Le vittorie populiste non  aiutano l’America Latina, in La Repubblica, 21 giugno 2022, pag. 17