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giovedì 4 giugno 2015

Polverigi 22 maggio 2015. Ciclo "Capire la Grande Guerra. Testo I Conferenza

DALLA DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLE PRIME QUATTRO BATTAGLIE DELL’ISONZO

La mancata soluzione del problema strategico
e la mancata soluzione del problema tattico

 di 
Massimo Coltrinari

Austria e Germania erano convinte che nel 1914 sarebbero state in gradi di sconfiggere rispettivamente Serbia e Francia, prima e Germani, poi, in una guerra breve e risolutiva. In questo modo avrebbero ridisegnato gli equilibri europei a loro favore. In questo grande disegno l’Italia, ritenuta non all’altezza della situazione, poteva anche stare fuori. Bastava tenerla a bada in modo tale che rimanesse neutrale non passando al campo dell’avversario. Bastavano delle concessioni più o meno consistenti, tanto a guerra vinta tutto si sarebbe di nuovo messo in discussione.

Dal punto di vista militare questa neutralità fu una vera sorpresa. Cadorna, capo dell’Esercito ebbe conoscenza della posizione dell’Italia solo il 2 agosto direttamente da Sonnino, mentre ancora era a studiare la Convenzione militare firmata all’interno della Triplice nel marzo  1914.  Da una alleanza prettamente difensiva si deve passare ad una situazione di attività operativa se non addirittura offensiva. La situazione militare
 2 agosto: il Governo delibera misure parziali per rafforzare l’esercito, ma esclude la mobilitazione voluta da  Cadorna.
24  ettembre: il Governo decide di rimandare l’eventuale intervento alla primavera. Rinviata la mobilitazione sono create le unità di Milizia Mobile: 51 reggimenti di fanteria inquadrati in 25 brigate, in aggiunta alle 48 esistenti , e 13 reggimenti di artiglieria da campagna.
25   
Sparita ogni differenziazione tra reggimenti di linea e reggimenti bersaglieri, la fanteria italiana viene ad essere distinta in due componenti, una destinata ad operare sui terreni che permettono lo spiegamento in massa, l’altra, più piccola, ad agire in montagna.
Per l’esercizio 1914-1915 la forza bilanciata era salita a 275.000 uomini, con 14.000 ufficiali. Alla mobilitazione il richiamo delle classi incorporate tra il 1896 ed il 1914 avrebbe fornito 1.550.000 uomini
Il 1° marzo: viene adottata la “mobilitazione rossa” che prevede una radunata per fasi dietro uno schermo di copertura. Le operazioni si intensificano il 4 maggio ma si completano soltanto a giugno inoltrato.

Il problema strategico dell’Esercito Italiano è complesso, ma all’attenzione da molto tempoNel 1871 il Piano generale di difesa dell’Italia (Commissione Permanente per la Difesa dello Stato) prevede un’azione ritardatrice nelle vallate alpine e risolutiva in pianura, con linee successive di resistenza appoggiate a ostacoli naturali e rafforzate da fortificazioni permanenti (Adige, Mincio-Po, Appennino Tosco-Emiliano).  Nel 1880, con il generale Giuseppe Pianell  (Comitato di Stato Maggiore Generale. Il Ten. Gen. Giuseppe Pianell (1816-1892)  sarà Presidente del Comitato di Stato Maggiore Generale dal 1874 al 1880), la prima linea viene portata al Piave, la linea principale all’Adige, la terza sul Mincio-Po.
Con lo Studio circa la difensiva e l’offensiva nord-est (1885-1886, generale Enrico Cosenz), l’occupazione avanzata viene spinta sul Tagliamento, ma la linea principale di difesa rimane sul Piave, ideale base di partenza per un’azione controffensiva.
In caso di guerra di coalizione, Cosenz (Ten. Gen. Enrico Cosenz (1820-1898) sarà Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 1882 al 1893). ipotizza un’offensiva immediata attraverso l’Isonzo su Vienna lungo le direttrici di Lubiana e Tarvisio, con azioni minori verso Lavarone e Dobbiaco, a protezione del fianco sinistro.
A Cosenz succede il Generale Tancredi Saletta ( il Ten. Gen. Tancredi Saletta (1840-1909) Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 1896 al 1909) che studierà a fondo le ipotesi di Consez e via via le perfezionerà ed adatterà alla situazione.


Nel 1912 il generale Alberto Pollio (Ten. Gen. Alberto Pollio (1852 – 1914) Capo di Stato Maggiore dell’Esercito dal 1908 al 1914)  ipotizza di spostare verso oriente il baricentro dell’esercito rafforzando l’occupazione avanzata e proiettando lo schieramento sul Tagliamento, grazie alle maggiori potenzialità della rete ferroviaria e alle fortificazioni alpine.
Nell’agosto del 1914 Cadorna riprende il disegno operativo di Cosenz collocandolo in un più ampio quadro di coalizione: puntare sulla Sava per collegarsi con serbi e russi in Ungheria.
 Con la nomina a Capo di Stato Maggiore dell’Esercito di Luigi Cadorna  la situazione si focalizza. Viene emanata, il 21 agosto 2014,  una Memoria riassuntiva circa un’azione offensiva verso la Monarchia Austro-ungarica durante l’attuale conflagrazione europea, Le successive direttive non indicavano obiettivi strategici  ma solo obiettivi ravvicinati, limitandosi a dire che, dopo la mobilitazione e la radunata, “le operazioni si svolgeranno secondo l’impulso del Comando Supremo”.  In pratica si vive alla giornata, vedendo quello che la situazione avrebbe suggerito.

Discende dal problema strategico vi era il problema tattico.
Dominava in questo campo il tema del “Campo di battaglia “Vuoto”. Dalle guerre napoleoniche alla guerra anglo-boera si  era consolidata l’idea che una fanteria ben addestrata potesse trasformare il campo di battaglia in uno spazio vuoto ed impercorribile
Le dimensioni di questo spazio vuoto erano cresciute con i progressi della tecnologia degli armamenti, con una forte accelerazione nell’ultimo quarto del XIX Secolo

Parallelamente all’idea che una fanteria modernamente equipaggiata possa fare del campo di battaglia uno spazio vuoto si consolida l’idea che un’altra fanteria altrettanto bene addestrata sarebbe in grado di serrare le distanze fino al momento dell’assalto purché adeguatamente preparato
Il concetto ispiratore è costruire una solida base di fuoco con cui indebolire l’avversario per poi travolgerlo con l’urto.

La guerra russo-giapponese conferma l’efficacia delle moderne armi da fuoco l’importanza della trincea  il valore dei movimenti aggiranti ,  rivalutando l’azione offensiva. Infine si solidifica il principio che “serrate le distanze sfruttando il terreno, il combattimento condotto con il fuoco è deciso dall’urto”


In Germania, si afferma l’idea che movimento ed urto siano possibili solo ottenuta la superiorità di fuoco con l’azione combinata dell’artiglieria e della fanteria. In Francia si attribuisce assoluta preminenza al movimento ed all’urto, e quindi all’azione della fanteria. Il compito di accompagnarne il movimento e prepararne l’urto spetta all’artiglieria da campagna con bocche da fuoco altamente mobili e ad elevata cadenza di tiro.

In Italia, le Norme generali per l'impiego delle tre armi nel combattimento (1887, 1891) disegnano un compromesso tra le due scuole: il fuoco rende possibile l’urto. Successivamente le Norme per l'impiego generale delle grandi unità in guerra (1903, generale Tancredi Saletta) sulla base delle lezioni della guerra anglo-boera evidenziano l'accresciuta importanza del fuoco e responsabilizzano i livelli di comando intermedi. ed infine, nel 1910 le Norme generali per l'impiego delle grandi unità in guerra, (1910, generale Alberto Pollio) rivedono le indicazioni precedenti sulla base degli eventi della guerra russo-giapponese.


Si arriva quindi al tanto discusso e criticato Libretto Rosso così chiamato ma che aveva come titolo “Attacco Frontale ed Ammaestramento Tattico, 25 febbraio 1915. Comando del Corpo di Stato Maggiore. Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’esercito. Circolare n. 191 del 25 febbraio 2015” in cui Luigi Cadorna fissa i principi tattici di impiego. Vi scrive, tra l’altro : non è tuttavia da escludere che l’azione frontale possa diventare principale o la sola imposta dalle circostanze, specie quando – come nell’attuale conflitto – le fronti vanno assumendo estensioni enormi.”

 “…tranne casi eccezionalissimi la fanteria non può arrivare a sferrare l’assalto se prima l’artiglieria non le abbia spianato la via spezzando, coll’impeto e colla massa del suo fuoco, ogni resistenza avversaria nella zona d’irruzione.”
Le ondate d’assalto “…devono succedersi l’una all’altra, quasi come onde rincalzantesi, ciascuna esercitando l’impulso di una spinta vigorosa sulla precedente.”
La vittoria è oltre l’ultima trincea ma l’azione di rottura, necessariamente frontale, richiede:
         preparazione del terreno per sboccare a ridosso delle trincee avversarie
         demolizione degli elementi dell’organizzazione difensiva
         continuità dello sforzo attraverso il succedersi delle ondate d’assalto
Premessa indispensabile è la preparazione d’artiglieria


Questo, secondo Luigi Cadorna, è la soluzione del problema tattico, a cui tutte le forze combattenti italiane si ispirano durante il conflitto.
Un Conflitto, che in sintesi, nel maggio 1915 ha visto l’Intervento dell’Italia, intervento che è il frutto di un processo decisionale che sancisce la crisi del regime liberale e le sue difficoltà nella gestione dei movimenti di massa.

Dal punto di vista strategico accentua le difficoltà dell’Austria-Ungheria ma non avviene in un momento favorevole e non può essere decisivo. in quanto l’Italia non vi si è adeguentamente preparata e per ragioni politico-diplomatico non riesce sfruttare la sopresa

Il conflitto è ormai una guerra di attrito che non lascia spazio alle ipotesi di manovra ed esalta la dimensione materiale, mentre sul piano tattico si cerca una soluzione che sblocchi lo stallo.


Con queste premesse le prime quattro battaglie dell’Isonzo non portano i risultati sperati.

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