DALLA
DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLE PRIME QUATTRO BATTAGLIE DELL’ISONZO
La
mancata soluzione del problema strategico
e
la mancata soluzione del problema tattico
di
Massimo Coltrinari
Austria e Germania erano convinte che
nel 1914 sarebbero state in gradi di sconfiggere rispettivamente Serbia e
Francia, prima e Germani, poi, in una guerra breve e risolutiva. In questo modo
avrebbero ridisegnato gli equilibri europei a loro favore. In questo grande
disegno l’Italia, ritenuta non all’altezza della situazione, poteva anche stare
fuori. Bastava tenerla a bada in modo tale che rimanesse neutrale non passando
al campo dell’avversario. Bastavano delle concessioni più o meno consistenti,
tanto a guerra vinta tutto si sarebbe di nuovo messo in discussione.
Dal punto di vista
militare questa neutralità fu una vera sorpresa. Cadorna, capo dell’Esercito
ebbe conoscenza della posizione dell’Italia solo il 2 agosto direttamente da
Sonnino, mentre ancora era a studiare la Convenzione militare firmata
all’interno della Triplice nel marzo
1914. Da una alleanza prettamente
difensiva si deve passare ad una situazione di attività operativa se non
addirittura offensiva. La situazione militare
2
agosto: il Governo delibera misure parziali per rafforzare l’esercito, ma
esclude la mobilitazione voluta da
Cadorna.
24 ettembre:
il Governo decide di rimandare l’eventuale intervento alla primavera. Rinviata
la mobilitazione sono create le unità di Milizia Mobile: 51 reggimenti di
fanteria inquadrati in 25 brigate, in aggiunta alle 48 esistenti , e 13 reggimenti
di artiglieria da campagna.
25
Sparita
ogni differenziazione tra reggimenti di linea e reggimenti bersaglieri, la
fanteria italiana viene ad essere distinta in due componenti, una destinata ad
operare sui terreni che permettono lo spiegamento in massa, l’altra, più
piccola, ad agire in montagna.
Per
l’esercizio 1914-1915 la forza bilanciata era salita a 275.000 uomini, con
14.000 ufficiali. Alla mobilitazione il richiamo delle classi incorporate tra
il 1896 ed il 1914 avrebbe fornito 1.550.000 uomini
Il
1° marzo: viene adottata la “mobilitazione rossa” che prevede una radunata per
fasi dietro uno schermo di copertura. Le operazioni si intensificano il 4
maggio ma si completano soltanto a giugno inoltrato.
Il problema strategico dell’Esercito
Italiano è complesso, ma all’attenzione da molto tempoNel 1871 il Piano generale di difesa dell’Italia (Commissione
Permanente per la Difesa dello Stato) prevede un’azione ritardatrice nelle
vallate alpine e risolutiva in pianura, con linee successive di resistenza appoggiate
a ostacoli naturali e rafforzate da fortificazioni permanenti (Adige,
Mincio-Po, Appennino Tosco-Emiliano).
Nel 1880, con il generale Giuseppe Pianell (Comitato di Stato Maggiore Generale. Il Ten.
Gen. Giuseppe Pianell (1816-1892) sarà
Presidente del Comitato di Stato Maggiore Generale dal 1874 al 1880), la prima
linea viene portata al Piave, la linea principale all’Adige, la terza sul
Mincio-Po.
Con lo Studio
circa la difensiva e l’offensiva nord-est (1885-1886, generale Enrico
Cosenz), l’occupazione avanzata viene spinta sul Tagliamento, ma la linea
principale di difesa rimane sul Piave, ideale base di partenza per un’azione
controffensiva.
In caso di
guerra di coalizione, Cosenz (Ten. Gen. Enrico Cosenz (1820-1898) sarà Capo di
Stato Maggiore dell’Esercito dal 1882 al 1893). ipotizza un’offensiva immediata
attraverso l’Isonzo su Vienna lungo le direttrici di Lubiana e Tarvisio, con
azioni minori verso Lavarone e Dobbiaco, a protezione del fianco sinistro.
A Cosenz succede il Generale Tancredi Saletta (
il Ten. Gen. Tancredi Saletta (1840-1909) Capo di Stato Maggiore dell’Esercito
dal 1896 al 1909) che studierà a fondo le ipotesi di Consez e via via le
perfezionerà ed adatterà alla situazione.
Nel 1912 il
generale Alberto Pollio (Ten. Gen. Alberto Pollio (1852 – 1914) Capo di
Stato Maggiore dell’Esercito dal 1908 al 1914)
ipotizza di spostare verso oriente il baricentro dell’esercito
rafforzando l’occupazione avanzata e proiettando lo schieramento sul
Tagliamento, grazie alle maggiori potenzialità della rete ferroviaria e alle
fortificazioni alpine.
Nell’agosto
del 1914 Cadorna riprende il disegno operativo di Cosenz collocandolo in un più
ampio quadro di coalizione: puntare sulla Sava per collegarsi con serbi e russi
in Ungheria.
Con la nomina a Capo di Stato Maggiore
dell’Esercito di Luigi Cadorna la
situazione si focalizza. Viene emanata, il 21 agosto 2014, una Memoria riassuntiva circa un’azione
offensiva verso la Monarchia Austro-ungarica durante l’attuale conflagrazione
europea, Le successive direttive non indicavano obiettivi strategici ma solo obiettivi ravvicinati, limitandosi a
dire che, dopo la mobilitazione e la radunata, “le operazioni si svolgeranno
secondo l’impulso del Comando Supremo”.
In pratica si vive alla giornata, vedendo quello che la situazione
avrebbe suggerito.
Discende
dal problema strategico vi era il problema tattico.
Dominava in
questo campo il tema del “Campo di battaglia “Vuoto”.
Dalle guerre napoleoniche alla guerra anglo-boera si era consolidata l’idea che una fanteria ben
addestrata potesse trasformare il campo di battaglia in uno spazio vuoto ed
impercorribile
Le
dimensioni di questo spazio vuoto erano cresciute con i progressi della
tecnologia degli armamenti, con una forte accelerazione nell’ultimo quarto
del XIX Secolo
Parallelamente
all’idea che una fanteria modernamente equipaggiata possa fare del campo di
battaglia uno spazio vuoto si consolida l’idea che un’altra fanteria
altrettanto bene addestrata sarebbe in grado di serrare le distanze fino al
momento dell’assalto purché adeguatamente preparato
Il concetto
ispiratore è costruire una solida base di fuoco con cui indebolire l’avversario
per poi travolgerlo con l’urto.
La guerra
russo-giapponese conferma l’efficacia delle moderne armi da fuoco l’importanza
della trincea il valore dei movimenti
aggiranti , rivalutando l’azione
offensiva. Infine si solidifica il principio che “serrate le
distanze sfruttando il terreno, il combattimento condotto con il fuoco è deciso
dall’urto”
In
Germania, si afferma l’idea che movimento ed urto siano possibili solo ottenuta
la superiorità di fuoco con l’azione combinata dell’artiglieria e della
fanteria. In Francia si attribuisce assoluta preminenza al movimento ed
all’urto, e quindi all’azione della fanteria. Il compito di accompagnarne il
movimento e prepararne l’urto spetta all’artiglieria da campagna con bocche da
fuoco altamente mobili e ad elevata cadenza di tiro.
In Italia,
le Norme generali per l'impiego delle
tre armi nel combattimento (1887, 1891) disegnano un compromesso tra le
due scuole: il fuoco rende possibile l’urto. Successivamente le Norme per l'impiego generale delle grandi
unità in guerra (1903, generale Tancredi Saletta) sulla base delle
lezioni della guerra anglo-boera evidenziano l'accresciuta importanza del fuoco
e responsabilizzano i livelli di comando intermedi. ed infine, nel 1910 le Norme generali per l'impiego delle grandi
unità in guerra, (1910, generale Alberto Pollio) rivedono le indicazioni
precedenti sulla base degli eventi della guerra russo-giapponese.
Si arriva
quindi al tanto discusso e criticato Libretto Rosso così chiamato ma che aveva
come titolo “Attacco Frontale ed
Ammaestramento Tattico, 25 febbraio 1915. Comando del Corpo di Stato
Maggiore. Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’esercito. Circolare n. 191
del 25 febbraio 2015” in cui Luigi Cadorna fissa i principi tattici di impiego.
Vi scrive, tra l’altro : non è tuttavia da escludere che l’azione
frontale possa diventare principale o la sola imposta dalle circostanze, specie
quando – come nell’attuale conflitto – le fronti vanno assumendo estensioni
enormi.”
“…tranne casi eccezionalissimi
la fanteria non può arrivare a sferrare l’assalto se prima l’artiglieria non le
abbia spianato la via spezzando, coll’impeto e colla massa del suo fuoco, ogni
resistenza avversaria nella zona d’irruzione.”
Le ondate
d’assalto “…devono succedersi l’una
all’altra, quasi come onde rincalzantesi, ciascuna esercitando l’impulso di una
spinta vigorosa sulla precedente.”
La vittoria
è oltre l’ultima trincea ma l’azione di rottura, necessariamente frontale,
richiede:
•
preparazione
del terreno per sboccare a ridosso delle trincee avversarie
•
demolizione
degli elementi dell’organizzazione difensiva
•
continuità
dello sforzo attraverso il succedersi delle ondate d’assalto
Premessa
indispensabile è la preparazione d’artiglieria
Questo,
secondo Luigi Cadorna, è la soluzione del problema tattico, a cui tutte le
forze combattenti italiane si ispirano durante il conflitto.
Un
Conflitto, che in sintesi, nel maggio 1915 ha visto l’Intervento dell’Italia, intervento
che è il frutto di un processo decisionale che sancisce la crisi del regime
liberale e le sue difficoltà nella gestione dei movimenti di massa.
Dal punto
di vista strategico accentua le difficoltà dell’Austria-Ungheria ma non avviene
in un momento favorevole e non può essere decisivo. in quanto l’Italia non vi
si è adeguentamente preparata e per ragioni politico-diplomatico non riesce
sfruttare la sopresa
Il
conflitto è ormai una guerra di attrito che non lascia spazio alle ipotesi di
manovra ed esalta la dimensione materiale, mentre sul piano tattico si cerca
una soluzione che sblocchi lo stallo.
Con queste
premesse le prime quattro battaglie dell’Isonzo non portano i risultati sperati.
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