Maria Luisa Suprani Querzoli
Quesiti sulla morte del Maggiore Francesco Baracca.
Il
mistero continua tuttora ad avvolgere le dinamiche che determinarono la
scomparsa del Maggiore il 19 giugno 1918 durante l’infuriare della battaglia
sul Montello. Sarà interessante soffermarsi ed analizzare alcuni punti per
diradare, nella misura in cui ciò è possibile, le incertezze alla base dei
quesiti rimasti irrisolti.
a.
Il presupposto. «[T]utti gli autori danno per scontato che il
corpo di Baracca sia stato sbalzato fuori dalla carcassa dello SPAD a causa
della violenza dell’urto. Questo però potrebbe non essere affatto vero. Nel
caso del sergente Nava infatti, è noto che le cose non sono andate in quel
modo. Il suo cadavere si presentava discosto dai resti del proprio aereo perché
gli Arditi del XXVII Reparto d’Assalto lo avevano spostato»[1]. Si può
ipotizzare, non in assenza di argomentazioni, che siano stati gli
Austroungarici a liberare il corpo del Maggiore Baracca dalle cinture: ciò
potrebbe trovare conferma nella dichiarazione dell’identità del nemico
abbattuto sul Bollettino di Guerra austroungarico del 20 giugno 1918, diffuso immediatamente
dalla stampa locale[2].
b.
La
versione italiana (morte per fuoco
nemico da terra), giustificatissima sul piano bellico e politico data la
criticità del momento, dal punto di vista storico mostra fragilità evidenti: le
testimonianze dell’Osservatore austroungarico a cui è stata attribuito
l’abbattimento del velivolo del Maggiore (integrate con le testimonianze raccolte
da Olindo Bitetti e non più riprese dagli anni Venti) presentano infatti
elementi degni di interesse.
c.
L’ipotesi del suicidio. Ferruccio Ranza fu il primo che,
comprensibilmente vinto dall’emozione di fronte al ritrovamento del corpo del
Comandante, palesò le intenzioni manifestate a suo tempo da quest’ultimo in
caso di abbattimento. Ne diede notizia Garinei sul «Secolo» del 26 – 27 giugno
1918 riportando le parole dello stesso Ranza. Dal «Secolo», l’ipotesi rimbalzò su un importante
giornale straniero[3]
e anche su alcuni quotidiani italiani di provincia prima ancora che i funerali
avessero avuto luogo, tanto da suscitare il dolore e lo sdegno di un lontano
parente del Maggiore che si attivò per confutare l’ipotesi ingloriosa[4].
Molto probabilmente, le parole a caldo pronunciate dal componente della
Squadriglia e le dimensioni della ferita permisero il delinearsi dell’ipotesi
del suicidio. In occasione del Cinquantesimo, il Generale Ranza rilasciò
un’intervista – che è stata rimossa recentemente dalla rete – in cui indica il
punto esatto della ferita presente sul capo del Maggiore[5].
d.
La ferita. È
opportuno soffermarsi sulle dimensioni della ferita più che sull’ipotesi del
suicidio. Può essere effettivamente stato l’Osservatore austroungarico a
sparare.
Il 25 giugno 1918 il «Corriere Mercantile»
scrive: «Gli aviatori Osnaghi [sic] e Ranza della sua squadriglia, con il quale
si trovava il collega Raffaele Garinei, hanno trovato i resti di un apparecchio
italiano bruciacchiato tra la terza e la seconda strada del Montello. Fra i
rottami era il corpo del glorioso cacciatore del cielo, che aveva abbattuto 34
aeroplani nemici. Dall’esame medico è risultato che ha alla tempia una piccola
ferita di pistola, che si giudica la prima causa della morte. Così Baracca avrebbe
tenuto fede alla sua parola tante volte espressa, di uccidersi cioè piuttosto
che cadere nelle mani del nemico».
e.
L’arma. Chi
propende verso la tesi del suicidio sostiene che la pistola sia un calibro 6.35[6]. Rimane
il dubbio sulla compatibilità dell’arma ipotizzata con quella trovata accanto
al corpo del Maggiore. Su questa pistola estranea
è possibile formulare un’ipotesi circa una non improbabile sottrazione
(seguita da sostituzione) della pistola piccola (Mauser 6.35) che era appannaggio degli Ufficiali (e che quindi
poteva essere in possesso di Baracca) da parte di uno dei soldati
austroungarici che liberò il corpo dalle cinture[7]. Risulta
chiaro che dalla pistola trovata accanto al corpo il colpo non partì. Agli
inizi, comunque, si insistette su ferita procurata da proiettile di piccolo
calibro.
f.
La relazione medica. È opportuno soffermarsi sulla relazione
ufficiale del Medico, contestualizzandola. È importante premettere che il
dottor La Corte, medico che compì una semplice ricognizione del corpo e non
l’esame autoptico di prassi, intratteneva rapporti cordiali con il Maggiore
Baracca[8]. Non è
improbabile che, per indicazioni ricevute e per solidarietà personale, il
dottor La Corte abbia optato per una rapida ricognizione, senza soffermarsi specificatamente
sugli elementi capaci di avvalorare, seppur indirettamente, l’ipotesi del
suicidio. Risulta a tal proposito del massimo interesse l’esame ufficioso di un
altro medico, precedente la ricognizione ufficiale, che forse ha contribuito
alla ricognizione non così esaustiva:
«Il dottor Malaspina [medico legale, avvertito dal fratello, Ufficiale
degli Arditi] raggiunse allora quello che definisce l’obitorio di Fossalunga, dove la macchina di Garinei, Osnago e Ranza
avrebbe effettuato una sosta prima di arrivare a Quinto. Qui i presenti,
esaminando il corpo dell’eroe caduto, si rendono conto che Baracca si è
effettivamente suicidato [il colpo è partito sì da vicino ma non dalla pistola
del Maggiore]. Nel caricatore della sua pistola [potrebbe non essere la sua]
mancherebbe un colpo e sul caschetto di cuoio sarebbe visibile il segno di uno
sparo esploso a bruciapelo all’altezza della tempia destra [il caschetto,
invece, sembra essere proprio il suo. Solo il caschetto, di cui sono andate
disperse le tracce, costituisce l’elemento probante]. È interessante notare
però che, qualche ora più tardi, a Quinto viene insediata una commissione che
provvede ufficialmente a riconoscere
i resti di Baracca. I suoi membri certificano
che egli è morto a causa delle ustioni e di un colpo di arma da fuoco di
piccolo calibro [del calibro non si fa cenno nel verbale ma la natura della
ferita è tale da escludere l’impiego di calibri di entità maggiore] subito
nell’orbita dell’occhio destro. Una palla in fronte, sparata da un anonimo
fantaccino, scriveranno poi i suoi biografi …»[9].
[1]
S.
Gambarotto, R. Callegari, G. Piccolo, Francesco
Baracca. Indagine sulla morte di un eroe italiano, Treviso: Editrice
Storica (pubblicazione a cura dell’Istituto per la Storia del Risorgimento
Italiano – Comitato di Treviso), 2012.
[2] Il quotidiano è stato donato alla
Famiglia Baracca da Maria Battistella. La risposta di Paolina Baracca, madre
dell’Eroe, a Battistella, in fotocopia, datata 15 giugno 1923 è conservata in
Archivio Ufficio Storico Aeronautica Militare, fondo MOVM, busta 4, fascicolo Baracca.
[3]
Prove Baracca was slain – Italians Dispose of
Theory of Suicide of Famous Aviators, «New York Times», 2 luglio 1918.
[4]
«Gazzetta
del Popolo» - cfr. E. Iezzi, Francesco
Baracca. Luci e ombre di un grande Italiano, Lugo: Walberti, 2008, p. 190 -
«Il Resto del Carlino», 28 giugno 1918 – cfr. ivi, nota 8, p. 192; «Corriere
Mercantile», 25 giugno 1918 in S.Gambarotto, R. Callegari, G. Piccolo, Francesco Baracca. Indagine sulla morte di
un eroe italiano, cit., p. 201.
[5] Nell’impossibilità di rivedere la
preziosa testimonianza, scomparsa di recente dalla rete, se ne riporta una
sintesi: «In quel punto [indicato da Ranza] era presente un “foro” che poteva
essere quello d’entrata di un proiettile di piccolo calibro rimasto poi
all’interno del cranio» (ivi, p. 76).
[6] Cfr. ivi,
p. 199.
[7]
Cfr. M.L.
Suprani Querzoli, La Grande Guerra di
Francesco Baracca, Forlì: CartaCanta, 2020, pp. 258 – 260.
[8]
Cfr.
biglietto augurale del dott. La Corte a Francesco Baracca in Biblioteca ‘Trisi’
Lugo, fondo Baracca, Corrispondenza:
faldone I, fascicolo I, documento 18.
[9]
S.Gambarotto,
R. Callegari, G. Piccolo, Francesco
Baracca. Indagine sulla morte di un eroe italiano, cit., p. 199.