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sabato 9 aprile 2022

Tiberio Luci ed Ombre di un Principes III Parte


di Mirko Molteni

 Testo Tratto da Civilta Romana. Conoscere la Storia Numero Speciale. info: www.conoscerelastoria.it

REPRESSIONE CRUDELE

La morte di Seiano aprì una altro capitolo di sangue: dopo di lui perirono i tre figli, strangolati in carcere, e l'ex moglie Apicata, che si uccise dopo aver rivelato colpevolezza di Livilla riguardo alla morte di Druso; infine la stessa Livilla, che si lasciò morire d'inedia. Completarono il triste elenco delle epurazioni degli amici e i collaboratori del defunto prefetto, condannati a morte o costretti al suicidio.

La scomparsa di Seiano riportò di stretta attualità la questione della successione, tanto più che nel 33 anche il maggiore dei figli di Germanico, Druso Cesare, morì al confino, accusato di cospirazione. Quando giunse il tempo di fare testamento, Tiberio si guardò intorno e si accorse di avere soltanto tre eredi, e che solo due di essi potevano effettivamente sedere sul trono: Tiberio Gemello, figlio di Druso Minore, e il nipote Gaio, figlio di Germanico, detto Caligola. Il fratello di Germanico, Claudio, malaticcio e con qualche problema mentale, non fu nemmeno preso in considerazione.

Tra i due la spuntò Caligola, che aveva l'età necessaria (25 anni, mentre l'altro ne aveva dieci di meno). Inoltre si sospettava che Gemello fosse il figlio nato dalla fedifraga relazione relazione intrecciata da Livilla con Seiano, cosa che gettava su di lui un'ombra funesta.

Ormai la vita di Tiberio era agli sgoccioli. Lasciata Capri nel 37, l'imperatore decise di tornare a Roma per trascorrervi gli ultimi giorni. Giunto in prossimità della meta, però, forse per paura del popolo, cambiò idea e tornò indietro. La decisione fu fatale al vecchio sovrano: complici le fatiche del viaggio, ebbe un malore e fu trasportata a Miseno, nella villa di Lucullo, ormai in fin di vita. La sua fine fu ingloriosa: poiché tardava a spegnersi, il prefetto Macrone lo fece soffocare con una coperta. Quando la notizie giunse a Roma, la folla  giubilante si precipitò a distruggerne le statue. Mentre le ceneri del defunto imperatore calavano mestamente nel mausoleo di Augusto, i senatori acclamavano il giovane Caligola nuovo princeps. Non potevano sapere che sarebbero caduti dalla padella nella brace.

 

LUCI E OMBRE DI UN PRINCEPS

Gran parte della sinistra fama di Tiberio si deve agli storici romani di area senatoria, che ne raccontarono la vita infarcendola di particolari scabrosi. Svetonio e Tacito sostengono che nell'esilio volontario a Capri, circondato da poeti e astrologi, l'imperatore sfogasse i suoi vizi, soprattutto la gola e la libidine.

Difficile stabilire quanto ci sia di vero, ma vista la sua  indole schiva è più probabile che Tiberio abbia mantenuto la consueta  riservatezza evitando gli eccessi come aveva sempre fatto. Non è neppure appurato che, lontano da Roma, si disinteressasse dello Stato e lasciasse le redini del comando esclusivamente nelle mani dell'avido Seiano. L'imperatore era informato di tutto quel che avveniva nella capitale grazie a un servizio postale celere da lui stesso istituito: con speciali missive ai suoi uomini di fiducia, egli forniva pareri e impartiva ordini ogni volta che lo riteneva opportuno.

Lo stesso Svetonio ammette un certo buon senso del sovrano, annotando la sua sagace risposta, poi divenuta proverbiale, ai governatori che cercavano di convincerlo ad aumentare le tasse nelle province: il buon pastore avrebbe detto Tiberio, deve tosare le sue pecore non scorticarle.

 

LE VILLE DEL SOVRANO

A Capri Tiberio si fece costruire non una ma ben 12 dimore, per poi scegliere di vivere in quella che preferiva, Villa Jovis. Solo tre sono sopravvissute sino ai giorni nostri e sono ancora visitabili: oltre a Villa Jovis, che è la meglio conservata, restano Villa Damecuta e il cosiddetto Palazzo a Mare.

L'imperatore possedeva dimore anche in altre località, tra cui Sperlonga, nell'attuale provincia di Latina. La gigantesca villa, dotata di terrazze rivolte verso il mare, era completata da una grotta con isola artificiale, sala da pranzo estiva, piscina circolare, cascate e giochi d'acqua, dove l'imperatore e i suoi ospiti potevano nuotare attorniati da splendide sculture raffiguranti soggetti mitologici. Sia Tacito che Svetonio raccontano che nel 26, durante un banchetto nella grotta, alcune rocce si staccarono dalla parete e Seiano salvò la vita a Tiberio facendogli scudo con il proprio corpo. La frana invece uccise alcuni servi,

 

LUCIDO O FOLLE

Tra le dicerie diffuse da Svetonio sull'imperatore vi è quella secondo cui, con l'avanzare dell'età, divenne sempre più attratto dai fanciulli, che costringeva a esibirsi davanti a lui per eccitarsi sessualmente.

Questo e altri eccessi violenti furono attribuiti alla follia del sovrano, che per alcuni storici moderni sarebbe stato affetto da disturbi ossessivi, bipolarismo e paranoia. Secondo altri, invece, i suoi comportamenti erano dettati da una volontà lucida e perfettamente  in grado di soppesare le azioni e le loro conseguenze.

 

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