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domenica 30 ottobre 2022

Tracce per temi di di tesi di Laurea. La Repubblica sociale Italian 1943 -1945

 Fonte: Filippo Stefano. La Storia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano

Fin dalla sua costituzione, era noto a tutti i responsabili della Repubblica Sociale Italiana in primis Mussolini, della demoralizzazione e del caos esistenti in tutto il territorio nazionale e della illimitata e onnipresente presenza tedesca sia dal punto di vista militare che civile. I tedeschi decidevano tutto, e decidevano anche gli spazi in cui la Repubblica delle Camice Nere avrebbe agito. La vecchia tattica basata sul ritorno alle orgini di sinistra e repubblicana del movimento fascista e la rinascita dei vecchi ideali antiplutocratica ed anarcoidi erano di difficile presa su una popolazione disincantata. Il congresso di Verona fu un fallimento, e l’unico successo fu quello di approfondire i contrasti nell’Italia occupata dai tedeschi e di dilatare ed affrettare lo scontro con le forze contrapposte. . La RSI fu dilaniato al suo interno da un coro di discordie di critiche interne rilevatore dell’effimera consistenza delle strutture della repubblica a mala pena tollerata dai tedeschi. Al fallimento integrale della linea politica e sociale del governo di Salò, secondo Filippo Stefani, “fu la mancata leale intesa tra i governi di Berlino e di Salò generata da una scorretta visione etnico-politica da parte germanica del problema italiano. La Germania riservò all’Italia di Mussolini il trattamento di una terra occupata e, pur avendo incoraggiato la creazione di un nuovo stato fascista, nulla fece per conferigli una individualità nazionale che, solo nel rispetto delle nuove istituzioni da parte germanica, avrebbe potuto esercitata una qualche ascendente sia pure assai modesto sulle coscienze degli italiani”.[1]


Tutte le richieste di Mussolini che avrebbe caratterizzato la RSI e conquistato consenso, (reclutamento coatto dei lavoratori, occupazione di territorio italiano del Reich ed relativa annessione al Reich, revisione del trattamento degli I.M.I., sfruttamento sistematico delle risorse italiane, violenza sulla popolazione, per i tedeschi rimasero lettera morta. Con il passare dei mesi l’atteggiamento tedesco si fece sempre più si andò irrigidendo, e di pari passo calava il consenso verso la Repubblica. Altro fallimento della Repubblica fu la discordia sempre in essere con i tedeschi in merito alle Forze Armate. Una discordia che portò solo debolezza, Si ebbero tanti tronconi, l’uno in concorrenza dell’altro: Esercito di Graziani, Brigate Nere, Guardia Nazionale Repubblicana, Polizie Speciali fuori controllo, un mosaico difficilmente controllabile, in cui non si ebbe mai il permesso dei tedeschi di impiego di parte di queste forze  contro gli alleati sul fronte meridionale[2]

 

Il risultato fu che al momento della offensiva finale, scrive sempre Filippo Stefani, “

le divisioni della repubblica fascista vennero travolte nell’aprile del 1945 dall’avanzata delle truppe alleate alle quali si arresero al pari di quelle tedesche. Sul piano militare il fallimento del governo Salò non fu dunque meno grave di quello sul piano politico, perché non solo ben pochi furono coloro che risposero alle chiamate allearmi preferendo rifugiarsi in montagna e perché le quattro divisioni regolari si rilevarono, all’impatto con la realtà del fronte di combattimento e dell’azione dei partigiani, assi malsicure, ma anche perché l’ostilità dei tedeschi alla costituzione di unità regolari, le rivalità tra gli stessi gerarchi fascisti e tra costoro ed il maresciallo Graziani, lo stato di confusione  e di disorganizzazione  in cui Mussolini, interessato ad evitare la concentrazione del potere militare in una mano, lasciò che procedesse l’esistenza dei tre apparati militari nazionali ufficiali e di tutti gli altri di carattere personale e locale, determinarono le condizioni più sfavorevoli alla nascita ed allo sviluppo di situazioni militari strutturalmente  ed organicamente solide. Molte più delle armi e degli equipaggiamenti all’esercito regolare della Repubblica Sociale Italiana mancò l’humus ideale e morale dal quale le istituzioni militari traggono origine, vita e sviluppo. “[3]

 

 In sostanza la Repubblica Sociale Italiana crollò sotto i propri errori e i propri difetti, in mano ad estremisti che a parole profondevano ogni cosa, in realtà ognuno perseguiva i propri personali interessi. “ ..ebbe scarsissima rispondenza nella massa del popolo, nessuna autorità, nessuna autonomia, che giunse a chiedere a se stessa se esisteva o no, altro non fu che proiezione, nell’Italia occupata dai tedeschi, della volontà del potere di Hitler espressi in loco soprattutto dalle autorità militari germaniche. Il governo fascista, creato da Hitler per puri motivi di interesse politico e militare tedesco, fu in pratica un governo fantoccio perché furono le autorità militari tedesche che governarono l’Italia e queste dimostrarono tra l’altro, di essere del tutto sprovviste di base psicologica.”[4]

 

Il crollo del 25 aprile rappresenta le risultanze di tutti questi scostamenti da una realtà che era solo virtuale. Le Camicie Nere, con tutto il loro portato, al momento di creare uno Stato fascista non seppero tramutare le parole in fatti, i desideri e le aspettative in fatti. Il compendio a tanto fallimento fu il finale tragico di Mussolini. Anzichè un ultima eroica resistenza di tutti coloro che credevano nel fascismo e che sarebbero morti con il crollo del loro Stato, si assistette ad una sorta di fuga davanti al nemico. La famosa ridotta in Valtellina, che Pavolini aveva promesso al Duce, in cui oltre 20-30000 fascisti avrebbero combattuto fino alla fine, non esistette mai. Nessuno raggiunse la Valtellina per l’ultimo atto. Mussolini a Milano in Arcivescovato apprese dagli esponenti del CNL che i tedeschi fin dall’ottobre del 1944 cercavano una intesa con gli Alleati (Operazione “Sunrise”) in cui i rappresentanti di Salò furono tenuti sempre all’oscuro. Fu un duro colpo per tutti, e forse influenzò la scelta di trovare una via di fuga e di salvezza in Svizzera. Trovato vestito da tedesco in un camion di un reparto germanico che cercava di raggiungere la Germania, cadde in mano ai nemici. Un epilogo che rappresenta un po' tutta la meteora della Repubblica Sociale Italiana, che dilaniò il tessuto sociale italiano e che, in grandissima parte dette credibilità a coloro che combattevano dalla parte opposta per dare un futuro migliore all’Italia.

 



[1] Stefani F., La Storia della Dottrina e degli ordinamenti dell’Esercito Italiano, Dalla Guerra di Liberazione all’Arma Atomica, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio Storico, Volume III, Tomo I, pag30.

[2] Di contro gli Alleati, anche qui tra contrasti, permisero la costituzione del I Raggruppamento Motorizzato, del Corpo Italiano di Liberazione, ed i Gruppi di Combattimento.

[3] Stefani F, La Stori della Dottrina e degli Ordinamenti dell’Esercito Italiano, , cit. pag. 33

[4] Ibidem,

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