Fonte: Filippo Stefano. La Storia della Dottrina e degli Ordinamenti dell'Esercito Italiano
Fin
dalla sua costituzione, era noto a tutti i responsabili della Repubblica
Sociale Italiana in primis Mussolini, della demoralizzazione e del caos
esistenti in tutto il territorio nazionale e della illimitata e onnipresente
presenza tedesca sia dal punto di vista militare che civile. I tedeschi
decidevano tutto, e decidevano anche gli spazi in cui la Repubblica delle
Camice Nere avrebbe agito. La vecchia tattica basata sul ritorno alle orgini di
sinistra e repubblicana del movimento fascista e la rinascita dei vecchi ideali
antiplutocratica ed anarcoidi erano di difficile presa su una popolazione
disincantata. Il congresso di Verona fu un fallimento, e l’unico successo fu
quello di approfondire i contrasti nell’Italia occupata dai tedeschi e di
dilatare ed affrettare lo scontro con le forze contrapposte. . La RSI fu
dilaniato al suo interno da un coro di discordie di critiche interne rilevatore
dell’effimera consistenza delle strutture della repubblica a mala pena
tollerata dai tedeschi. Al fallimento integrale della linea politica e sociale
del governo di Salò, secondo Filippo Stefani, “fu la mancata leale intesa tra i governi di Berlino e di Salò generata
da una scorretta visione etnico-politica da parte germanica del problema
italiano. La Germania riservò all’Italia di Mussolini il trattamento di una
terra occupata e, pur avendo incoraggiato la creazione di un nuovo stato
fascista, nulla fece per conferigli una individualità nazionale che, solo nel
rispetto delle nuove istituzioni da parte germanica, avrebbe potuto esercitata
una qualche ascendente sia pure assai modesto sulle coscienze degli italiani”.[1]
Tutte
le richieste di Mussolini che avrebbe caratterizzato la RSI e conquistato
consenso, (reclutamento coatto dei lavoratori, occupazione di territorio
italiano del Reich ed relativa annessione al Reich, revisione del trattamento
degli I.M.I., sfruttamento sistematico delle risorse italiane, violenza sulla
popolazione, per i tedeschi rimasero lettera morta. Con il passare dei mesi
l’atteggiamento tedesco si fece sempre più si andò irrigidendo, e di pari passo
calava il consenso verso la Repubblica. Altro fallimento della Repubblica fu la
discordia sempre in essere con i tedeschi in merito alle Forze Armate. Una
discordia che portò solo debolezza, Si ebbero tanti tronconi, l’uno in
concorrenza dell’altro: Esercito di Graziani, Brigate Nere, Guardia Nazionale
Repubblicana, Polizie Speciali fuori controllo, un mosaico difficilmente
controllabile, in cui non si ebbe mai il permesso dei tedeschi di impiego di
parte di queste forze contro gli alleati
sul fronte meridionale[2]
Il
risultato fu che al momento della offensiva finale, scrive sempre Filippo
Stefani, “
“le divisioni della repubblica fascista
vennero travolte nell’aprile del 1945 dall’avanzata delle truppe alleate alle
quali si arresero al pari di quelle tedesche. Sul piano militare il fallimento
del governo Salò non fu dunque meno grave di quello sul piano politico, perché
non solo ben pochi furono coloro che risposero alle chiamate allearmi
preferendo rifugiarsi in montagna e perché le quattro divisioni regolari si rilevarono,
all’impatto con la realtà del fronte di combattimento e dell’azione dei
partigiani, assi malsicure, ma anche perché l’ostilità dei tedeschi alla
costituzione di unità regolari, le rivalità tra gli stessi gerarchi fascisti e
tra costoro ed il maresciallo Graziani, lo stato di confusione e di disorganizzazione in cui Mussolini, interessato ad evitare la
concentrazione del potere militare in una mano, lasciò che procedesse
l’esistenza dei tre apparati militari nazionali ufficiali e di tutti gli altri
di carattere personale e locale, determinarono le condizioni più sfavorevoli alla
nascita ed allo sviluppo di situazioni militari strutturalmente ed organicamente solide. Molte più delle armi
e degli equipaggiamenti all’esercito regolare della Repubblica Sociale Italiana
mancò l’humus ideale e morale dal quale le istituzioni militari traggono
origine, vita e sviluppo. “[3]
In sostanza la Repubblica Sociale Italiana
crollò sotto i propri errori e i propri difetti, in mano ad estremisti che a
parole profondevano ogni cosa, in realtà ognuno perseguiva i propri personali
interessi. “ ..ebbe scarsissima
rispondenza nella massa del popolo, nessuna autorità, nessuna autonomia, che
giunse a chiedere a se stessa se esisteva o no, altro non fu che proiezione,
nell’Italia occupata dai tedeschi, della volontà del potere di Hitler espressi
in loco soprattutto dalle autorità militari germaniche. Il governo fascista,
creato da Hitler per puri motivi di interesse politico e militare tedesco, fu
in pratica un governo fantoccio perché furono le autorità militari tedesche che
governarono l’Italia e queste dimostrarono tra l’altro, di essere del tutto
sprovviste di base psicologica.”[4]
Il
crollo del 25 aprile rappresenta le risultanze di tutti questi scostamenti da
una realtà che era solo virtuale. Le Camicie Nere, con tutto il loro portato,
al momento di creare uno Stato fascista non seppero tramutare le parole in
fatti, i desideri e le aspettative in fatti. Il compendio a tanto fallimento fu
il finale tragico di Mussolini. Anzichè un ultima eroica resistenza di tutti
coloro che credevano nel fascismo e che sarebbero morti con il crollo del loro Stato,
si assistette ad una sorta di fuga davanti al nemico. La famosa ridotta in Valtellina,
che Pavolini aveva promesso al Duce, in cui oltre 20-30000 fascisti avrebbero
combattuto fino alla fine, non esistette mai. Nessuno raggiunse la Valtellina
per l’ultimo atto. Mussolini a Milano in Arcivescovato apprese dagli esponenti
del CNL che i tedeschi fin dall’ottobre del 1944 cercavano una intesa con gli Alleati
(Operazione “Sunrise”) in cui i rappresentanti di Salò furono tenuti sempre all’oscuro.
Fu un duro colpo per tutti, e forse influenzò la scelta di trovare una via di
fuga e di salvezza in Svizzera. Trovato vestito da tedesco in un camion di un
reparto germanico che cercava di raggiungere la Germania, cadde in mano ai
nemici. Un epilogo che rappresenta un po' tutta la meteora della Repubblica Sociale
Italiana, che dilaniò il tessuto sociale italiano e che, in grandissima parte
dette credibilità a coloro che combattevano dalla parte opposta per dare un
futuro migliore all’Italia.
[1]
Stefani F., La Storia della Dottrina e
degli ordinamenti dell’Esercito Italiano, Dalla Guerra di Liberazione all’Arma
Atomica, Roma, Ministero della Difesa, Stato Maggiore dell’Esercito,
Ufficio Storico, Volume III, Tomo I, pag30.
[2]
Di contro gli Alleati, anche
qui tra contrasti, permisero la costituzione del I Raggruppamento Motorizzato,
del Corpo Italiano di Liberazione, ed i Gruppi di Combattimento.
[3]
Stefani F, La Stori della Dottrina e degli Ordinamenti
dell’Esercito Italiano, , cit. pag. 33
[4]
Ibidem,
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