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domenica 9 febbraio 2025

Sergio Benedetto Sabetta. I nostri confini occidentali messi in discussione nel 1945

 

L’ OCCUPAZIONE FRANCESE IN VAL DI SUSA E NELL’ ALTA VALLE DEL CHISONE NELL’ APRILE 1945

Confine Occidentale – Confine Orientale - Sicilia

Prof. Sergio  Benedetto Sabetta

 

            Alla fine dell’aprile 1945, mentre le armate tedesche abbandonavano le valli del Piemonte, alcuni reparti di Chasseurs Alpins francesi scesero ed occuparono la valle di Susa e l’alta valle del Chisone. Questo con una duplice motivazione, sia di punire l’Italia per la sua dichiarazione di Guerra nel giugno 1940, la famosa “pugnalata alla schiena”, che per riprendersi i territori ceduti al Piemonte di Vittorio Amedeo II di Savoia con il trattato di Utrecht del 1713, relativi alle alte valli di Susa, del Chisone e del Varaita.

            Questa occupazione faceva parte in realtà di un piano più vasto rientrante in un documento conosciuto come “Memorandum d’Alger”, elaborato da alcuni intellettuali francesi e consegnato a De Gaulle nell’autunno 1943, in cui era prevista l’occupazione e l’annessione come riparazioni di guerra della Val d’Aosta, il Tendasco, di Torino e di Ventimiglia, oltre alle valli già menzionate.

            I servizi segreti francesi prepararono quindi tre apposite missioni, la Mission Mt. Blanc, la Mission Bananiers e la Mission Escartons, rivolte rispettivamente alla Val d’Aosta, al Tendasco e alle valli occidentali, affidando ai reparti dell’esercito l’occupazione materiale dei territori.

            Solo la Missions Bananiers ottenne qualche risultato le altre fallirono immediatamente per l’opposizione della popolazione locale, ma anche per la ferma resistenza dei reparti partigiani italiani e la disapprovazione degli alleati, USA e Inglesi.

            Il comportamento delle truppe francesi nella loro permanenza, che effettuarono tra l’altro delle puntate anche nella bassa val Sangone fino alle porte delle città di Caseletto, Giaveno e Rivoli, non fu dei migliori, circostanza che creò notevoli attriti con la popolazione e il desiderio di un loro allontanamento, impedendo la prospettiva di una veloce annessione.

            Vi furono atti di violenza oltre che di semplice intimidazione da parte di alcuni militari francesi, questo sia in termini di violenza fisica su donne come a Cesana e a Granges di Pragelato, che di razzie e furti in case e alberghi, come segnalato nella relazione a firma dell’ispettore del CLN Maggiorino Marcellin.

            Inoltre avvennero casi di insensibilità verso gli stessi partigiani italiani, come nel caso accaduto il 12 maggio in cui un autocarro partigiano che trasportava le salme appena riesumate di tre partigiani italiani caduti nell’agosto 1944 fu fermato da alcuni soldati francesi a Sestriere e requisito, scaricando le tre salme trasportate. Recuperato con difficoltà dallo stesso Marcellin riprese la corsa ma fu nuovamente bloccato a Fenestrelle, per proseguire tra molte altre difficoltà.

            In uno scambio epistolare tra l’ispettore italiano e il comandante delle forze francesi per l’accaduto, l’ispettore invitò il comandante francese all’osservanza di alcune regole comportamentali, minacciando altrimenti di rivolgersi agli alleati presenti nella zona con un numero notevole di uomini.

            La violenza da parte francese si rivolse anche verso gli stessi partigiani italiani, come accadde a Exilles il 21 maggio 1945, quando il comandante partigiano Giovanni Gonella ( “Ferrua” ) venne malmenato da quattro militari del 159° Chasseurs Alpins mentre transitava in auto. La stessa sorte riguardò anche il suo aiutante Riccardi, anch’esso percosso da altri soldati dello stesso reparto mentre cercava soccorso, solo l’intervento di alcuni militari alleati arrivati nel frattempo a bordo di una camionetta risolse la situazione.

            Tale condotta provocò una forte reazione sia della cittadinanza che dei partigiani, come nel caso di Gonella dove nello stesso luogo ove era stato malmenato, due giorni dopo, una vettura francese con un ufficiale e due soldati di scorta fu fatta saltare su una mina, l’ufficiale riportò l’amputazione di una gamba mentre i due soldati perirono.

            Altro episodio drammatico avvenne il 23 giugno 1945 a Susa dove un attentato terroristico causò la morte di due militari francesi e una cameriera italiana, anche all’Albergo del Sole, oggi Hotel Napoléon, una bomba nella stufa del ristorante esplose causando il ferimento di altri sei militari francesi.

            La reazione delle truppe francesi occupanti fu rabbiosa, la mattina successiva all’uscita dalla Messa domenicale alcuni abitanti vennero prelevati come ostaggi e solo l’intervento personale del Vescovo Carlo Marra portò allo loro liberazione, nella città si verificarono alcune sparatorie tra le truppe francesi e i Carabinieri italiani, venne imposto il coprifuoco ad oltranza, una laboriosa trattativa tra le autorità alleate dell’AMGOT (Allied Military Government of Occupied Territory) e quelle francesi riuscì a limitare il provvedimento alle sole ore notturne per farlo ritirare del tutto successivamente.         

            Nel frattempo procedeva un’intensa azione di propaganda tra la popolazione a favore dell’annessione, i francesi a tal fine non esitarono di avvalersi degli elementi nazionalisti della ex Repubblica di Salò, al fine di contrastare questa propaganda i circoli filoitaliani fecero circolare numerosi dossier contenenti le schedature dei fascisti conosciuti che si pensava fossero passati al servizio di Parigi.

            A questi mezzi si aggiunsero i volantini filo francesi passati di mano in mano, schede di adesione ad un futuro plebiscito per l’annessione, l’introduzione della toponomastica francese, l’affissione di manifesti propagandistici, alcuni firmati da un fantomatico “Comitato di Liberazione delle Valli Piemontesi e Francesi”.

            In queste operazioni si venne ad una interferenza tra militari francesi e i loro servizi segreti, neppure l’area geografica su cui operare risultò definita, tanto che alcuni ufficiali francesi manifestarono nel frattempo uno scarso entusiasmo per la loro iniziativa che già dalla fine del maggio 1945 portò al fallimento della Mission Escartons, con il richiamo dei reparti  francesi a Briancon.

            Anche sul confine orientale si venne a creare un conflitto con i reparti partigiani di Tito, i quali, occupata l’Istria e Trieste puntavano ad annettere tutto il territorio del Friuli fino al Tagliamento. In questo scontro rientrano le foibe e la storia della Brigata “Osoppo”, nonché l’occupazione alleata di Trieste con la successiva suddivisione nelle Zone A e B affidate rispettivamente agli alleati e alle forze di Tito.

            Solo l’inizio della Guerra Fredda bloccò l’annessione di Trieste alla Jugoslavia, considerando l’importanza del porto per il retroterra balcanico.   

            Anche in Sicilia con lo sbarco alleato del luglio 1943 si crearono dei problemi territoriali, basta considerare il comportamento dei militari italiani nel settore occidentale della Sicilia in cui il 70% dei soldati delle divisioni “Assietta” e “Aosta” il 21 luglio 1943, a sbarco avvenuto, si dissolse senza lasciare traccia, si trattava dei militari siciliani.

            Al contrario non avvenne una simile diserzione di massa nella divisione “Livorno”, in cui i soldati siciliani erano appena il 9%, e nella divisione “Napoli” in cui i soldati siciliani erano il 60%, divisioni che si trovavano nella Sicilia orientale quindi al di fuori della sfera di influenza del baronato latifondista che aderiva al MIS (Movimento per l’Indipendenza della Sicilia). Queste due divisioni si batterono eroicamente per fermare l’avanzata alleata, al contrario delle altre due divisioni il cui scioglimento compromise l’intero apparato difensivo.

            A supporto della problematica relazione tra il MIS e i servizi segreti USA vi sono i massacri di 76 prigionieri italiani da parte americana a Biscari, degli 8 carabinieri di Gela passati per le armi sebbene si fossero arresi, come a Comiso per i 50 prigionieri italiani e 60 soldati tedeschi, anch’essi arresi, si considerava la loro resistenza un puro voltafaccia.

 

Bibliografia

 

·        G. Aimino – G. Avondo – C. Rolando , Cronache della Liberazione in Piemonte, 69 – 75, Edizioni del Capricorno, 2015;

·        M. Avagliano – M. Palmeri, Paisà, sciuscià e signorine. Il Sud e Roma dallo sbarco in Sicilia al 25 aprile, ed. Il Mulino, 2021;

·        A. Calore, Lo sbarco alleato del 1943 in Trinacria/ Sicania/Sicilia, 19- 21, in Liberi ( ANRP) n. 4-5 del 2022.

           

 

venerdì 31 gennaio 2025

CENTRO STUDI SUL VALORE MILITARE - CESVAM - CATALOGO

            LE EDIZIONI A STAMPA 2014 - 2024

CATALOGO

(A cura di Massimo Coltrinari)

L’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare, nelle sue molteplici attività nel campo di diffondere dei valori statutari, si è impegnato, dal 2014, nella promozione culturale, finalizzata alla conoscenza storica, attraverso anche l’attività editoriale.

 

I volumi che sono stati pubblicati, oltre 50 titoli, che sono le risultanze delle attività di ricerca e studio attivate tramite progetti, riguardano i variegati aspetti della storia militare e, in generale, la storia contemporanea attraverso la particolare ottica del Valore Militare, sia espresso che non riconosciuto.

 

Questo percorso editoriale ha l’intento di valorizzare e stimolare la conoscenza del Valore Militare italiano, soprattutto verso le generazioni più giovani, come contributo e sostegno alla loro formazione di uomini e di cittadini nell’esempio e nel ricordo di chi ci ha preceduto.

 

E’ disponibile, DAL GENNAIO 2025  un Catalogo, dal titolo “ Le edizioni a stampa 2014 -2024” edito dal Centro Studi sul Valore Militare – CESVAM che si può chiedere a: centrostudicesvam@istitutonastroazzurro.org. Per ogni altra informazione: segreteriagenerale@istitutonastroazzurro.org.

domenica 19 gennaio 2025

Missioni Umanitarie di Pace. Raccolta Testimonianze

 


L’Istituto del Nastro Azzurro (tramite il CESVAM  - Centro Studi sul Valore Militare (contriostudicesvam@istitutonastroazzurro.org),  intende raccogliere testimonianze di appartenenti  alle Forze Armate Italiane  e ai Corpi di Polizia che hanno partecipato a Missioni “Fuori Area” Umanitarie o di altro tipo. La Testimonianza consiste in un contributo di due facciate  (6000) caratteri (vds scheda) da pubblicare in un volume che si prevede possa raccogliere circa 90 testimonianze suddivise per Forza Armata e Corpi di Polizia in proporzione. L’obiettivo è quello di fare memoria per un tratto di storia recente che sta passando dalla cronaca alla storia. La partecipazione a questa iniziativa è a titolo gratuito, secondo le consuetudini del CESVAM – Centro Studi sul valore Militare. Ai partecipanti sarà consegnata la pubblicazione che si prevede possa vedere la luce alla fine del presente anno. La email di contatto è la presente ricerrca.cesvam@istitutonastroazzurro.org

 Scheda – Traccia per la Testimonianza

Vuole essere un contributo tratta della esperienza personale e professionale vissuta nella Missione Umanitaria scelta ed indicata volta a contribuire una “memoria collettiva”, ancorchè limitata, e circoscritta alle esigenze della pubblicazione. Di seguito con ampia possibilità di interpretazione si indicano, per una questione anche di omogeneità, criteri di massima nella compilazione.   Il criterio generale è la descrizione divulgativa.

Titolo della Esperienza, a cui seguirà  Nome e Cognome[1]

Inquadramento generale della Missione – Area Geografica - Periodo Storico Obiettivo generale

Reparto di appartenenza e il suo ruolo della Missione

Aspetti  particolari che si crede opportuno indicare riguardo a quanto sopra  (aspetti di geografia umana, etnica, ecc)

Proprio ruolo svolto nella Missione[2]  (evitare ogni considerazione di carattere operativo

Particolari aspetti che si vuole evidenziare  (evitare ogni considerazione di carattere operativo)

Proprie considerazioni  conclusive  di carattere personale

Retaggio di questa esperienza sotto il profilo personale ed eventualmente professionale

 

Note Tecniche

Carattere  Paladino Lynotipe  Carattere 12  Spazio 1

Lunghezza  di massima tutto compreso due pagine word..(6000 Caratteri)

1 Foto Personale  1 Carta Geografica (da non inserire nel testo)

 

Nella Pubblicazione, vi sarà il Titolo seguito dal Nome e Cognome, In nota si pubblicherà una scheda anagrafica con i seguenti dati:

(Cognome………………)  (Nome…………………..)

Anno di Nascita……………….

Forza Armata di appartenenza…………………..(all’epoca della Missione

Arma/Corpo di appartenenza…………………….(all’epoca della Missione)

Specialità, ………………………………………..(Specialità all’epoca della Missione)

Unità o Reparto…………………………………...(all’epoca della Missione)

Missione…………………………..Area Geografica di intervento………………….

Periodo in cui si è svolta la missione………………….

Grado al momento dello svolgimento della Missione…………

Eventuale Decorazione al Valore di Forza Armata Ricevuta……………………………..

 

Mario Rossi, 1960, Esercito, Fanteria, Bersaglieri, 8° Reggimento, II Battaglione, 1a Compagna, Libano I, Libano – Beirut, ottobre novembre 19, Tenente



[1]      Si inseriranno i dati della scheda anagrafica

[2]      Eventuali pubblicazioni edite con il proprio nome  messe in nota (articoli, saggi, libri pubblicati)

giovedì 9 gennaio 2025

L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933.

 


L’inaugurazione della via dei Trionfi – Adunata Nazionale dei decorati al Valore Militare. Roma 28 ottobre 1933.

Giorgio Madeddu

 

Il 28 ottobre 1933, in occasione dell’undicesimo anniversario della “Marcia su Roma”, ai decorati al Valore Militare fu concesso il privilegio di inaugurare, nella capitale del Regno, la Via dei Trionfi. La strada, oggi in parte deviata dal suo percorso originario, si sviluppava lungo le attuali via di San Gregorio e via dei Verbiti, passando intorno all’Arco di Costantino andando a confluire nell’attuale via dei Fori Imperiali (già via dell’Impero, inaugurata nel 1932). (Fig. 1)

L’istituto del Nastro Azzurro organizzò la partecipazione all’evento in maniera magistrale, decine di migliaia di decorati confluirono nella Capitale provenienti da ogni parte d’Italia per partecipare a quella che venne anche denominata “Prima Adunata Nazionale”.

Per l’occasione, ad ogni decorato partecipante all’evento fu assegnata una “Tessera – Adunata” nominativa e numerata che costituiva il titolo di viaggio gratuito per recarsi a Roma sui treni ordinari o speciali. Treni speciali partirono da Trieste (N.1), da Bolzano (N.2), da Milano (N. 3), da Torino (N. 4), da Reggio Calabria (N.5) ed infine da Lecce il Numero 6. (Fig. 2, 3, 4).

A tutti i partecipanti, oltre la Tessera, venne distribuita la medaglia commemorativa dell’evento (Fig. 5) e un distintivo rappresentante l’Emblema Araldico dell’Istituto.

Il Popolo d’Italia del 27 ottobre riportava le immagini degli oggetti distribuiti ai decorati. (Fig. 6)

Nella prima mattinata del 28 ottobre, presso la Stazione Termini, iniziarono ad affluire le bandiere delle Forze Armate e i gonfaloni dei Comuni decorati al Valore Militare, migliaia di decorati si ammassarono in perfetto ordine nel piazzale antistante la stazione. Mentre il corteo iniziava a comporsi per lo sfilamento, la banda dei Carabinieri a cavallo, con l’esecuzione della Marcia Reale annunciava l’uscita dalla stazione delle 25 bandiere decorate al Valore che si avviavano per prendere posto alla testa del corteo. I reparti schiarati presentarono le armi e, contemporaneamente, le rappresentanze dei decorati e le folle presenti si posizionavano sull’attenti.

Le bandiere di esercito, marina, aereonautica, truppe coloniali e Comuni decorati al Valore Militare, nel rispettivo ordine di sfilamento, erano precedute da uno squadrone di Carabinieri a cavallo e dalla banda musicale dei Carabinieri, dietro le bandiere seguiva un reggimento di formazione. Il corteo proseguiva con il labaro del “Partito”, scortato del segretario on. Starace e dal vicesegretario on. Marpicati, nonché dalla 112a Legione della Milizia, dietro di questi, il labaro con il Direttorio del Gruppo Medaglie d’Oro e il labaro con il Direttorio del Nastro Azzurro.

Perfettamente inquadrati seguivano i Gruppi degli ufficiali, dei cappellani e dei sottoufficiali decorati. Un plotone di Carabinieri a cavallo chiudeva il corteo.

Il corteo iniziava il percorso dirigendo, tra file festanti di cittadini, verso piazza dell’Esedra passando per via Principessa di Piemonte dove era schierata una centuria di Balilla moschettieri che, al passaggio del corteo, presentava le armi. In via Nazionale, balconi con drappi tricolori e con i colori della Capitale, facevano da cornice a due ali di folla esultante che si prolungavano sino a piazza Venezia.

Al Vittoriano erano schierati, da un lato le Giovani Italiane mentre sul lato opposto trovavano spazio i Marinaretti, i Balilla, gli Avanguardisti e i Giovani Fascisti, di fronte a questi erano schierate oltre 40.000 Camice Nere appartenenti ai gruppi rionali romani. L’ Associazione dei Mutilati, quelle dei Volontari, dei Combattenti, le diverse Associazioni d’Arma nonché le organizzazioni sindacali e dopolavoristische, erano invece schierate sulla via dell’Impero sino alla Basilica di Massenzio, dove era stato eretto il palco reale, addobbato di velluto cremisi e di un baldacchino con la corona reale ricamata in oro. Seguivano le tribune per le autorità, il corpo diplomatico e gli invitati. Sul lato opposto, davanti al palco reale, prendevano posto le madri e vedove dei Caduti in guerra e le donne decorate al Valore Militare.

Prima dell’Arco di Costantino, prendevano posto i presidenti di Senato e Camera, Ministri e Sottosegretari, Senatori e Deputati nonché le alte cariche dello Stato decorate al Valore Militare. Duecento tra labari e fiamme delle sezioni del Nastro Azzurro erano schierati assieme ai componenti del Consiglio nazionale dell’Istituto, ai mutilati, arditi e volontari decorati al Valore Militare.

Attraversato l’Arco di Costantino, il corteo si schierava e si disponeva ad ascoltare il messaggio del Capo del Governo, letto dal Segretario del Partito.

Alle 11,15 gli squilli degli “attenti” avvisavano dell’arrivo del Re che veniva accolto dalle autorità presenti.

Montato a cavallo il Re passava in rassegna i reparti e i gruppi schierati per “saluto al Re!”, la rassegna terminava intorno alle 12.

Conclusa l’inaugurazione della nuova via dei Trionfi, le autorità e il Direttorio del Nastro Azzurro si spostavano nella già gremita piazza Venezia dove, dopo aver reso omaggio al sacello del Milite Ignoto, assistettero al discorso del Duce. In questa occasione venne consegnato al Direttivo del Nastro Azzurro il nuovo labaro nazionale.

La cerimonia ebbe grande risalto nella cronaca dei quotidiani nazionali che dedicarono la prima pagina, quanto nei periodici (si tralascia in questa sede ogni commento sulla stampa durate il ventennio); anche La Tribuna Illustrata, l’Illustrazione del Popolo e La Piccola Italiana, dedicarono la prima pagina corredata da rappresentazioni della cerimonia (Figg. 6,7,8,), l’Archivio Storico dell’Istituto Luce conserva decine di fotografie dell’evento.

Per il Nastro Azzurro fu un momento di grande esposizione mediatica, ma anche di definitivo assoggettamento al regime, durante il conferimento del nuovo labaro nazionale “all’aristocrazia della guerra”, il Capo del governo stabilì la nuova consegna: “… Fate che le glorie del passato siano superate dalle glorie dell’avvenire!”.

 

Fonti

Archivio Storico della Stampa, 28 e 29 ottobre 1933

Archivio Storico del Popolo d’Italia 27, 28,29 ottobre 1933

Archivio Storico Corriere della Sera, 13, 28, 29 ottobre 1933