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venerdì 20 febbraio 2015

Norme Redazionali. Un riferimento

Riportiamole Norme redazionali del Bollettino della Società Geografica Italia al fine di avere un orietnamento su come predisporre eventuali lavori ricerche tesi o simili


NORME REDAZIONALI DEL
«BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA»
REGOLE GENERALI

Ogni articolo proposto in pubblicazione PERVERRÀ ALL’UFFICIO DI REDAZIONE SU CARTA, completo in tutte le sue parti; e IN VERSIONE ELETTRONICA (anche via e-mail), in formato .rtf per quanto riguarda le parti di testo e in formato .tif per quanto riguarda le immagini, parimenti completo. Le note saranno raccolte in un file diverso da quello del testo oppure in calce al file di testo – ma non disposte a piè di pagina. La versione su carta e quella elettronica si corrisponderanno esattamente;
La scelta di corpi, caratteri, partizioni e così via è esclusiva competenza dell’Ufficio di Redazione. In ogni caso, non sono in uso il grassetto (o neretto) né il sottolineato; il carattere di stampa adottato è il «Garamond».
illustrazioni e tabelle DOVRANNO PERVENIRE «PRONTE PER LA STAMPA» per quanto riguarda il disegno, eccetto la cornice e le dimensioni finali, che saranno adattate in sede redazionale;
. anche per le scritte all’interno delle illustrazioni il carattere di stampa adottato è il «Garamond», e gli autori sono invitati a predisporre queste scritte nello stesso carattere;
. per le tabelle, è preferibile che gli autori approntino delle tabelle scheletriche, in nessun caso troppo estese e sovrabbondanti di dati, senza apporre «fili» e altre partizioni grafiche tra righe e colonne della tabella;
. per ciascuna illustrazione o tabella va indicato un titolo (o didascalia) esatto e completo;
. per ciascuna illustrazione o tabella, inoltre, deve essere indicata con precisione – o nel testo corrente o nell’intestazione della figura/tabella o in calce a questa – la fonte o le fonti d’origine dei dati in base ai quali è stata approntata la figura/tabella.

Il «Bollettino»
ADOTTA PROPRI CRITERI DI CITAZIONE BIBLIOGRAFICA, PIÙ AVANTI CHIARITI ED ESEMPLIFICATI.

REGOLE SPECIFICHE

PAROLE STRANIERE
le parole straniere (comprese quelle latine) vanno scritte in corsivo:
􀃖 Esempi:
film, gneiss, humus, ictus, sport ecc. sono considerate parole assimilate nell’italiano: vanno quindi in
tondo (e rimangono invariate); computer, gap, garage, habitat, hardware, holding, input, management, manager, mass media, output, pack, pipeline, software, terminal sono considerate parole straniere: vanno quindi in corsivo (e concordate secondo le regole della lingua straniera). I sostantivi tedeschi vanno riportati sempre con
l’iniziale maiuscola: Umland, Hinterland.
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MAIUSCOLE
. massima parsimonia di lettere maiuscole nel testo corrente, salvo necessità stringenti e specifiche;
Vanno «alte» (maiuscole), per regola, le iniziali dei nomi propri di persona, ente, luogo. In particolare, vanno alte tutte le iniziali dei toponimi in tutte le loro componenti significative, in base alle regole della lingua di origine:
􀃖 Esempi:
«San Fruttuoso», «la basilica dei Santi Apostoli», «Porta Romana», «Via XX Settembre» (e non «via 20
settembre»), «Gardone Val Trompia», «Trezzano sul Naviglio», «Scheggia e Pascelupo», «Sankt Joseph am See», «Sankt Martin in Passeier», «Pont-Saint-Martin», «Aix-en-Provence», «Saint-Jean-Pied-de-Port», «Richmond-upon-Thames», «Bury Saint Edmunds», «Saint Albans [St. Albans]» ecc.
Ovviamente, i toponimi stranieri andranno in tondo, come ogni altro nome proprio (ma i toponimi e in generale i geonimi per i quali esista una forma italiana accreditata e in uso andranno resi in italiano senz’altro);
. vanno alte anche quelle denominazioni entrate nell’uso come coronimi, benché non perfettamente
circoscrivibili, come «America Latina», «Levante», «Medio Oriente», «Estremo Oriente», «Sud-est asiatico»,
«Terzo Mondo»;
. vanno alte le iniziali relative alle «parti del mondo», comprese «America Settentrionale» e America Meridionale»,
intese come parti distinte; ma «Europa meridionale», «Asia orientale» ecc.
. nelle denominazioni di enti e istituzioni (e di giornali e riviste): vanno maiuscole tutte le lettere iniziali di parole significative (generalmente, i sostantivi e gli aggettivi) o, nel caso si adottino le denominazioni sintetiche
(abbreviazioni, sigle, acronimi), tutte le lettere che compongono la denominazione stessa:
􀃖 Esempi:
«Atti e Memorie della Società Romana di Storia Patria»; «Bollettino della Società Geografica Italiana»
(«BSGI»); «Dipartimento di Studi Economici e Statistici»; «Ente Nazionale per l’Energia Elettrica»
(«ENEL»); «Ministero degli Affari Esteri» («MAE», «gli Affari Esteri»); «Ministero per le Attività e i Beni Culturali» («i Beni Culturali»); «Università degli Studi di Firenze» («Università di Firenze»); «Unione Europea» («UE»).
. analogamente, vanno maiuscole le parole significative che compongono le denominazioni o intitolazioni di convegni e simili, università e centri di studio, ditte e aziende, organi governativi, gruppi di lavoro e così via:
􀃖 Esempi:
«Riunione annuale dell’Ordine degli Architetti»; «V Meeting dei Popoli»; «Incontro di studio sul Dissesto
Idrogeologico in Val di Fassa»; «Centro Italiano per gli Studi Storico-geografici»; «Dipartimento di
Filosofia e Scienze Umane»; «Università degli Studi di Bologna»; «Istituto della Enciclopedia Italiana»;
«Ministero della Pubblica Istruzione».
. per consuetudine e chiarezza, vanno inoltre maiuscole quelle poche parole per le quali sia possibile una confusione:
. «Chiesa» nel senso di istituzione (e non solo quella cattolica);
. «Stato» e «Stati» (ma «paese» e «nazione» vanno minuscoli) nel senso di organizzazione politica;
. «Regione», «Provincia», «Comune» nel senso dell’ente di governo (e mai nel senso di ambito territoriale: «le Regioni hanno certe attribuzioni», ma «i comuni della provincia di Sondrio sono 78»), sia individualmente sia collettivamente («la Regione Molise ha stabilito…»; «le Regioni possono stabilire…»; «le dimensioni medie delle regioni italiane»);
. i nomi dei punti cardinali, tecnici («Nord»; «Sud»…) e letterari («Levante»; «Oriente»…), quando indicano una regione, un’area, più o meno determinata, e hanno quindi un valore di coronimo, di nome proprio («il Sud del mondo»; «le città del Nord»; «i paesi del Levante»; «il Nord-est italiano»), ma non quando indicano direzione o posizione («verso nord si incontra»; «a sud-ovest di Milano»; «spostamenti da sud a nord»);

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. le denominazioni antonomastiche di particolari periodi storici (il «Rinascimento», il «Risorgimento», la «Restaurazione») e i nomi «figurati» di alcuni eventi storici («Grande Guerra», «Grande Trek», «Guerra dei Trent’Anni», «Guerra Fredda», ma «battaglia di Waterloo», «prima guerra mondiale»);
. in generale, quei nomi che vengono impiegati per antonomasia nello specifico contesto («la Rivoluzione» per «la rivoluzione francese», «l’Unità» per «l’unità d’Italia», «l’Università» per «l’Università degli Studi di ...» in un contesto inequivocabile);
. per le denominazioni ufficiali di Stato (regno, repubblica) si usa la minuscola; ma la maiuscola se se ne fa uso per antonomasia («per quanto riguarda il governo di Venezia, la Repubblica aveva...»);
. non vanno maiuscole le partizioni storiche canoniche e inequivocabili («preistoria», «medioevo», «età antica»),
ma vanno maiuscole le denominazioni di ere, periodi e relative partizioni di ambito geologico, paleontologico e
paletnologico e simili («Cambriano», «Devoniano», «Eneolitico», «Età del Ferro», «Paleolitico», «Piccola Età
Glaciale», «Optimum Climatico»);
. nei necrologi e articoli biografici e/o commemorativi non si usa la maiuscola di rispetto («Egli», «Suo», «il
Nostro»), che va evitata in ogni altro caso; ad esempio: «sant’Agostino» e non «Sant’Agostino» (ma ovviamente
maiuscolo nel caso ci si riferisca a un toponimo: località, edificio religioso: «la chiesa di Sant’Agostino») e poi:
«cavaliere», «conte», «don», «papa», «re», «dottore», «generale», «padre», «patria», «professore», «università»…
. per gli organi individuali non va impiegata la maiuscola («il presidente della Repubblica», «il presidente del
Consiglio dei Ministri», «il segretario generale della Camera dei Deputati», «il papa», «il sommo pontefice»), ma
neanche per le designazioni ordinarie o generiche di organi collettivi («conclave», «giunta comunale», «governo»,
«parlamento»); ma: «il presidente del Consiglio Comunale di Orvieto», perché si riferisce a uno specifico organo,
ben precisato e nella sua formulazione ufficiale;
. vanno minuscoli i nomi di popoli e culture, con la sola possibile eccezione (articolo per articolo e solo
nell’eventualità di confusione) dei nomi di popolazioni antiche (Greci, Romani ecc.: nomi che avrebbero senso
anche se riferiti a popolazioni odierne); ovviamente, se si adotta la maiuscola per i casi dubbi, nell’ambito dello
stesso articolo per omogeneità andrà adottata anche per quelli che non possono generare dubbi (Egizi, Etruschi,
Galli, Ittiti), ma sempre e soltanto per le popolazioni antiche;
. le popolazioni e culture «esotiche», citate in forme linguistiche parimenti «esotiche», vanno in minuscolo e
corsivo (guaraní, tupinambá, thaï, peuls, fulbe, tuareg, parsi, nenec). Ovviamente, se i nomi hanno forma italiana
andranno in italiano e in tondo («berbero/i», «chirghiso/i», «usbeco/hi», «curdo/i», «dancalo/i»);
. vanno minuscoli i nomi collettivi di appartenenti a ordini religiosi e simili («i cavalieri del Santo Sepolcro», «i
francescani», «i gesuiti», «i lama tibetani»);
. nei titoli di opere in lingua inglese, nei riferimenti bibliografici e dovunque altrove (anche qualora non
figurasse così nell’originale) vanno per convenzione tipografica alte le iniziali di sostantivi, aggettivi, pronomi e
participi sostantivati e/o aggettivati: vale a dire qualsiasi parte del titolo abbia funzione di nome o di aggettivo.
Inoltre, in presenza di sottotitoli, pure se introdotti da due punti ( : ), e quindi non solo nel caso di punto
fermo, l’iniziale della parola che segue i due punti, quale che essa sia (articolo, avverbio ecc.), va alta. Il criterio va
adottato sempre, anche se non si trattasse di titoli di pubblicazioni in senso stretto (ma, ad esempio, di convegni,
di relazioni, di opere d’arte ecc.): purché siano titoli (tali da essere resi in corsivo).
ABBREVIAZIONI, ACRONIMI, SIGLE
. in generale, l’invito è ad impiegare il minimo di abbreviazioni nel testo;
. i simboli delle unità di misura e tutti gli altri simboli scientifici internazionali non richiedono punto (m, km, ha,
km², t e così via); all’occorrenza, possono essere adottati di volta in volta simboli e sigle non internazionali, se
utili; ad es.: «mn» = miglio nautico; «mln» = milione; «mld» = miliardo. La prima occorrenza, in questi casi, andrà
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esplicitamente chiarita. Vanno senza punto, ovviamente, anche i simboli dei punti cardinali: «N», «E», «S», «O»
(da impiegare sempre all’italiana: non «W») e composti (senza trattino: NO, SE);
. nel corpo del testo, «figura» e «tabella», anche se seguite dal numero, non si abbreviano («in figura 3 si nota»;
«dalla tabella 7 si evince»); si abbreviano invece sempre se sono sotto forma di rimando secco, fra parentesi: «i
dati analizzati mostrano (fig. 5, tab. 2) che il fenomeno»; ovviamente, l’iniziale sarà sempre minuscola;
. gli acronimi opportuni o necessari andranno sempre in sigla, in maiuscole e senza punti (es.: «CENSIS»,
«CNR», «ESI», «MIUR», «SGI», «UTET»), dopo aver riportato – nei casi non ovvi – le corrispondenti forme
estese, così da ottenere la massima chiarezza dell’enunciazione;
. nel caso di titoli (cavaliere, professore ecc.) assolutamente non si abbrevia mai; così anche «santo», che non va
mai puntato, né nel caso di riferimento a persona («san Tommaso» e non «S./s. Tommaso») né tanto meno in
riferimento a toponimi («basilica dei Santi Apostoli», e non «dei Ss. Apostoli» o simili);
. le abbreviazioni puntate ordinariamente ammesse (dove necessarie e possibilmente solo fra parentesi o in
nota) sono (l’elenco è suscettibile di aggiornamenti):
􀃖 Esempi:
«abitante/i» = «ab.»; «altitudine» = «alt.»; «busta/e» [archivistico] = «b./bb.»; «capitolo/i» = «cap./
capp.»; «carta/e» [archivistico] = «c./cc.»; «confronta» = «cfr.» [da evitare strettamente]; «citato» = «cit.»
[da evitare quanto possibile]; «fascicolo» [archivistico] = «fasc.»; «figura/e» = «fig./figg.»; «foglio/i» =
«f./ff.»; «Fondo» [archivistico] = «F.»; «latitudine» = «lat.»; «legge» = «l.»; «longitudine» = «long.»;
«numero/i» = «n./nn.» (da evitare comunque) [attenzione: per evitare confusione, la parola «nota» non
va mai abbreviata!]; «opera citata» = «op. cit.» [non in corsivo! e da evitare quanto possibile]; «pagina/e»
= «p./pp.»; «secolo/i» = «sec./secc.»; «seguente/i» =«seg./segg.»; «senza data» = «s.d.»; «senza editore» =
«s.ed.»; «senza luogo di edizione» = «s.l.e.»; «senza note tipografiche» = «s.n.t.»; «sul livello del mare» =
«s.l.m.»; «tabella/e» = «tab./tabb.»; «tavola/e» = «tav./tavv.»; «tomo/i» = «t./tt.»; «volume/i» =
«vol./voll.».
CIFRE E DATE
. si sostituisce quanto più largamente possibile le lettere ai numeri (in ogni caso, le cifre fino a dieci e tutte le
decine saranno rese in lettere); salvo, ovviamente, un contesto in cui si ripetano valori numerici (ad esempio dati
statistici), dove la chiarezza imporrà sempre l’uso dei numeri in luogo delle forme letterali. Inoltre:
. anni Novanta, Ottanta: e non ’90, ’80;
. 1984-1989: e non 1984-89;
. pp. 347-348, e non 347-8;
. Settecento, Ottocento: e non ’700, ’800 («tra Otto- e Novecento», con il trattino);
. tutte le cifre relative a migliaia portano il punto (anche sotto il 10.000, anche nel testo: 3.476, 1.290): e sempre
secondo la convenzione europea continentale (cioè mai con la virgola);
. tutti i numeri frazionari avranno sempre la virgola e non il punto («il valore di π è 3,14»);
. queste indicazioni valgono ovviamente anche per le cifre nelle tabelle;
. le indicazioni orarie vanno invece puntate, e non con la virgola («alle 10.34»; «il treno delle 12.49»);
SEGNI DI INTERPUNZIONE
. si impiega ordinariamente un solo tipo di virgolette (i cosiddetti « caporali »), in primo luogo per racchiudere
parole, frasi, brani citati testualmente da altra opera; i caporali possono essere utilizzati anche, eccezionalmente,
per enfatizzare qualche parola o locuzione dell’autore dello scritto. Si impiegano anche gli apici doppi (“ e ”), ma
solo nel caso in cui è necessario, all’interno di un brano fra caporali, aprire nuovamente delle virgolette. Gli apici
semplici (‘ e ’) non sono impiegati;
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. all’interno dei caporali non si impiega il corsivo, neanche nel caso di parole o locuzioni straniere (salvo il caso di
citazioni che prevedano, nell’originale, il corsivo o il sottolineato);
. prima di «eccetera» non va la virgola;
. le lineette o trattini utilizzati come segni di separazione (dopo i titoli di paragrafo, per gli incisi ecc.) sono
sempre «lunghi» ( – ), con uno spazio prima e uno dopo; quelli usati come segni di congiunzione sono sempre
brevi ( - ) e senza spaziatura.
NOTE E RINVII BIBLIOGRAFICI
. È vivamente consigliata la soluzione dei rinvii bibliografici dal testo («all’americana») e di una bibliografia
finale unica. Solo nel caso in cui i rinvii bibliografici siano pochissimi, potranno essere risolti con note a piè di
pagina, a contenuto bibliografico, nelle quali si riporteranno per esteso i dati bibliografici relativi (N.
COGNOME, Titolo eccetera); in questo caso non si appronterà una bibliografia finale;
. in altri termini, si suggerisce che le note a piè di pagina abbiano esclusivamente o prevalentemente una
funzione di commento, approfondimento, chiarimento, rispetto al testo corrente; come è ovvio, da una nota
siffatta – come dal testo corrente – sarà sempre possibile effettuare anche rinvii bibliografici «all’americana»;
. il rinvio dal testo verrà operato indicando, fra parentesi, il solo cognome dell’autore cui si rinvia, con la sola
iniziale maiuscola, la data di pubblicazione dell’opera cui si rinvia, e l’eventuale numero di pagina o di pagine:
«...in un recente lavoro (Montanari, 1999, p. 34) »;
. nel caso in cui di un medesimo autore si citino più opere edite nel medesimo anno, queste saranno differenziate
tra loro (sia in sede di rinvio, sia in bibliografia finale) da una lettera («a» per l’opera che verrà indicata per prima,
in base all’ordine alfabetico, nella bibliografia finale, «b» per la seconda e così via) posta dopo l’anno di edizione
riportato: i rinvii dal testo saranno, in questo caso, nella forma «(1999b)»; le indicazioni in bibliografia finale nella
forma «1999 (b)»;
. saranno impostati alla stessa maniera («all’americana») anche i rinvii interni alla bibliografia stessa (si veda oltre);
. nel caso di rinvio immediatamente successivo a un autore appena citato, ma ad opera differente, il nome
dell’autore andrà ripetuto;
. nel caso di rinvio immediatamente successivo a un’opera appena citata, si userà la indicazione «ibidem», per
esteso, minuscolo, in corsivo;
. i siti web e le altre locazioni Internet, sia nel testo sia in bibliografia finale, saranno citati nella forma completa e
corretta originaria e in corsivo.
BIBLIOGRAFIE FINALI
. regola base è che la citazione bibliografica riporti tutte le informazioni indispensabili all’esatta individuazione
dell’opera citata:
. l’ordinamento delle opere citate in bibliografia è alfabetico, per nome di autore (del primo autore); le citazioni
di uno stesso autore saranno ordinate per anno di pubblicazione dell’opera citata; le citazioni di opere coeve di
un medesimo autore, come detto, saranno elencate secondo l’ordine alfabetico per titolo e tra loro differenziate
da una lettera;
. NEL CASO DI VOLUMI O OPERE AUTONOME LE INDICAZIONI ESSENZIALI SONO:
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. cognome e nome dell’autore o curatore: in tutte maiuscole, prima il cognome e poi l’iniziale del nome;
. nel caso di più autori o curatori per la medesima opera: se gli autori sono due o tre, vengono tutti
nominativamente ricordati; se sono più di tre, viene citato solo il primo, con l’aggiunta dell’indicazione letterale
«e altri»;
. per gli autori, successivi al primo, che vengano nominativamente ricordati, l’iniziale/i del nome precederà il
cognome;
. quale che sia la lingua originaria, la funzione di curatore, coordinatore, redattore, editor e simili viene sempre
risolta con l’indicazione «(a cura di)».
􀃖 Esempi:
ANDREOTTI G., Alle origini del paesaggio culturale
BARBIERI G. e L. GAMBI, La casa rurale in Italia
FRANCOU B. e altri, Symptoms of Degradation in a Tropical Rock Glacier ...
KING R., P. DE MAS e J. MANSVELT BECK (a cura di), Geography, Environment and Development ...
. nel caso di opera anonima o collettiva senza indicazione di responsabilità personale, in nessun caso si utilizza la
formula «anonimo» oppure «AA. VV.» o equivalenti: l’opera va indicata direttamente sotto il titolo;
. titolo esatto e completo dell’opera: in corsivo; la forma del titolo va rispettata alla lettera;
. per i titoli in lingue straniere, vanno riportati anche tutti i segni diacritici necessari secondo l’ortografia
originaria; nel caso dei titoli in lingua inglese, quale che sia la forma originaria, vige la già ricordata convenzione
relativa alle maiuscole (si veda al paragrafo Maiuscole di queste Norme);
. luogo di pubblicazione: si intende la/le città nella quale ha sede legale l’editore che detiene il copyright dell’opera
o che provvede alla distribuzione dell’opera; può verificarsi il caso di sedi plurime (Roma-Bari per Laterza;
Dordrecht-Boston-Londra per Kluwer Academic Publishers; New York-Cincinnati-Toronto-Londra-Melbourne
per Van Nostrand Reinhold Company), che verranno indicate conformemente nei casi in cui i luoghi siano non
più di tre, oppure facendo riferimento solo al primo dei luoghi di edizione – negli altri casi;
. nel caso in cui non figuri un luogo di stampa, si indicherà «s.l.» (= «senza luogo»), ma se fosse possibile ricavare,
dal colophon o altrove, l’indicazione, la si riporterà comunque tra parentesi quadre: ad esempio «s.l. [ma Venezia]»;
. nel caso di luoghi di edizione stranieri, il nome della città viene riportato nella forma in lingua originale solo se
ne manca una forma italiana («Londra» e non «London», «Barcellona» e non «Barcelona», «L’Aia» e non «Den
Haag» o «s’Gravenhage»);
. denominazione dell’editore: va riportata nella forma indicata sul frontespizio del volume o nel colophon o nel
copyright, salve le semplificazioni possibili senza perdita di chiarezza: ad esempio, «Gius. Laterza & Figli» è la
dizione ufficiale, che sarà però sostituita da «Laterza»; se una indicazione di editore non risulta in alcun modo, si
ometterà o si riporterà l’indicazione «s.e.» (=«senza editore»);
. anno di pubblicazione: si riporta quello indicato nel frontespizio o nel copyright; se assente, si indicherà «s.d.»
(=«senza data»); per le opere recenti è tuttavia quasi sempre possibile ricavare, dall’indicazione della tipografia nel
colophon, l’anno di stampa; in questi casi, all’indicazione «s. d.» si farà seguire, ad esempio, «[ma 1999]»;
. volume cui si riferisce la citazione: per opere in più volumi, può darsi il caso che si intenda citare un singolo
volume, che va quindi specificato, nella forma «I», «IV», senza indicare «vol./volume»;
. se occorre indicare l’eventuale titolo proprio del volume richiamato, allora il numero di volume andrà dopo il
titolo complessivo dell’opera, in tondo, e prima del titolo proprio del volume citato (in corsivo);
􀃖 esempi:
ALMAGIÀ R., Monumenta Cartographica Vaticana, I, Planisferi, carte nautiche ed affini dal secolo XIV al XVII
esistenti nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1944.
ALMAGIÀ R., Monumenta Cartographica Vaticana, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana,
1944-1955.
ALMAGIÀ R., Monumenta Cartographica Vaticana, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana,
1944-1955, 4 voll.
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. NEL CASO DI ARTICOLI CONTENUTI IN PERIODICI LE INDICAZIONI ESSENZIALI SONO:
. cognome e nome (iniziale/i) dell’autore/i, in tutte maiuscole (valgono le indicazioni già fornite);
. titolo preciso e completo dell’articolo, in corsivo (valgono le indicazioni già fornite); dopo il titolo e prima
dell’indicazione della testata va «in» (in tondo);
. denominazione esatta e completa della testata del periodico; la testata va riportata in tondo e fra caporali, senza
abbreviazioni o semplificazioni; è tuttavia possibile – se la testata è citata più volte nel corso della stessa
bibliografia – adottare un acronimo, indicandolo fra parentesi quadre dopo la prima citazione per esteso della
testata (ad esempio: “«Journal of the British Association for the Advancement of the Science» [«JBAAS»]” per la
prima volta, e successivamente sempre «JBAAS»; “«Atti e Memorie della Società Romana di Storia Patria»
[«AMSRSP»]”);
. luogo di edizione del periodico: la città luogo di edizione va indicata sempre; si intende che si tratti della città
in cui ha sede la direzione responsabile e la redazione ufficiale del periodico o, quando questa sia dispersa, incerta
o mutevole, la città in cui ha sede l’editore che cura la pubblicazione del periodico; poiché molti periodici hanno
ormai una struttura redazionale dispersa e, spesso, mancano di una vera e propria sede editoriale (tipico il caso
delle riviste elettroniche), si farà riferimento alla città sede del comitato editoriale o redazionale o del direttore e
simili;
. anno di pubblicazione: in linea generale, per i periodici recenti e/o correnti, sarà sufficiente indicare il solo
anno solare di edizione del numero del periodico dal quale si cita; mentre sarà possibile trascurare l’indicazione
dell’annata progressiva (generalmente riportata, in Italia, con ordinali romani: «XXIV», «VII» e,
internazionalmente, con cifre arabe), come anche si può trascurare l’indicazione della serie, spesso presente nelle
riviste di più antica fondazione
. poiché si dà il caso di periodici con uscite irregolari, o con più serie parallele, o ripartiti in più volumi annui,
l’indicazione di un numero progressivo (di annata, di volume, di fascicolo) può talvolta rivelarsi utile, e può
essere riportata: in ogni caso, vige il principio dell’informazione minima necessaria – che generalmente sarà il
solo anno solare di edizione
. numero del fascicolo o dell’uscita del periodico: strettamente necessario se e solo se la paginazione riprende
da 1 a ogni singola uscita del periodico (caso tipico i quotidiani, settimanali e quindicinali); nel caso dei periodici a
periodicità frequente (ad esempio, quotidiani e settimanali), in luogo del numero si indicherà più utilmente la data
di uscita (ad esempio: «Il Messaggero», Roma, 8 aprile 2001);
. pagine, iniziale e finale, dell’articolo citato: indicazione richiesta tassativamente, può essere omessa solo nel
caso di fascicoli interamente occupati dal testo citato (circostanza di cui si darà chiara indicazione) o nel caso di
articoli tratti da quotidiani.
􀃖 Esempi:
CHUA T.-E., Essential Elements of Integrated Coastal Management, in «Ocean & Coastal Management»,
Londra, 1993, 3, pp. 81-108.
NATELLA P., Fuorni. Saggio di storia microterritoriale, in Ricerche su Salerno (secc. XVI-XIX), I, in «Bollettino
Storico di Salerno e Principato Citra», Salerno, 1994, pp. 7-44 (fascicolo monografico).
OREFICE G., Le case «colone» della fattoria di Montecchio: esempi di edilizia rurale progettata, in «Atti e Memorie
dell’Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze», Arezzo, 1979-1980, 43, pp. 397-416.
VARALDO R. e M. LAZZERONI, La Toscana sviluppa i distretti integrati, in «Il Sole 24Ore», Milano, 14
agosto 1996.
. NEL CASO DI CONTRIBUTI IN VOLUMI COLLETTIVI O MISCELLANEI, O DI INTERVENTI IN CONVEGNI,
RACCOLTE DI ATTI E SIMILI, LE INDICAZIONI ESSENZIALI SONO:
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. cognome e nome dell’autore, titolo esatto e completo del testo citato, «in» (tutto questo, secondo le
indicazioni già fornite);
. indicazione del titolo dell’opera collettiva o degli atti di convegno o simili, in cui è pubblicato il testo che si
cita;
. se si tratta di opera priva di indicazioni di responsabilità personale (curatore e simili), se ne darà semplicemente
il titolo;
. se è presente un’indicazione esplicita di responsabilità, si indicherà dapprima iniziale del nome e cognome del
curatore, seguiti dall’indicazione «(a cura di),», quindi il titolo, in corsivo, dell’opera e le altre indicazioni
bibliografiche già ricordate;
􀃖 Esempi:
MANZI E., Global Change and Sustainable Landscape. The Mediterranean Scapediversity, in S. CONTI e altri (a
cura di), Geographies of Diversity. Italian Perspectives, Roma, SGI-CNR, 2000, pp. 277-287 (collana «Geo-
Italy», 4).
VÁZQUEZ BARQUERO A., Desarrollo local y dinámica regional, las enseñanzas de las experiencias españolas, in
J.M. MELLA (a cura di), Economía y política regional en España ante la Europa del siglo XXI, Madrid,
Edicciones Akal, 1998, pp. 60-72.
VILÁ VALENTÍ J., El concepto de región, in La región y la Geografía Española., Valladolid, Asociación de
Geógrafos Españoles, 1980, pp. 13-51.
. se l’opera collettiva è già citata di per sé nell’ambito della stessa bibliografia, varrà il sistema del rinvio
«all’americana», e non si ripeteranno, per i singoli contributi citati, le indicazioni bibliografiche.
􀃖 Esempio:
CUTLER M.R., U.S. Interests and Cooperative Security, in TUTUNCU (1998), pp. 136-148.
...........[ma solo se nel seguito della bibliografia compare l’indicazione dell’opera completa:]
TUTUNCU M. (a cura di), Caucasus, Harlem, SOTA, 1998.
. nel caso specifico di «atti» di convegni e simili, la citazione del titolo degli «atti» sarà convenzionale, secondo
distinte eventualità:
. se non hanno un titolo proprio: Atti del LVIII Convegno di studi (Roma, 1993);
. se hanno un titolo proprio: «Titolo del convegno». Atti del LVIII Convegno di studi (Roma, 1993); oppure, in caso
inverso: Atti del LVIII Convegno di studi «Titolo del convegno» (Roma, 1993);
. seguiranno, dovunque possibile, indicazione di luogo di stampa, editore, anno di stampa, indicazione delle
pagine estreme;
. il medesimo criterio si applica anche ai convegni geografici periodici, nazionali e internazionali, in quest’ultimo
caso con i necessari adattamenti linguistici.
􀃖 Esempi:
Actes des XIVèmes Journées nationales d’étude «Le paysage littoral», La Grande Motte, Association nationale des
élus du littoral, 1993.
BONNEVILLE M. (a cura di), L’avenir des villes, in Actes du Colloque «Mutations économiques et urbanisation»
du Plan Urbain (Lione, 18-20 settembre 1993), Lione, Programme Rhône-Alpes, Recherches en Sciences
Sociales, 1993, pp. 123-167. [dunque, italianizzando luogo e data, sempre per convenzione]
MANZI E., Stereotipi del paesaggio e del territorio: l’Italia del luogo comune geografico, in A. DI BLASI (a cura di),
«L’Italia che cambia. Il contributo della geografia». Atti del XXV Congresso geografico italiano (Taormina, 1989),
Catania, 1989, II, pp.35-44.
PESENTI E. e altri, Metodologia di studio per la prevenzione del rischio geologico in aree urbanizzate. Il caso di
Genova, in Atti del VII Congresso nazionale dell’Ordine dei Geologi, Roma, 1990, pp. 75-86.
TERRANOVA R., La Baia del Mandraccio per l’Esposizione Colombiana 1992: la più grande trasformazione
morfologica ed ambientale per il recupero del porto antico di Genova nel XX secolo, in C. CERRETI (a cura di),
9
«Genova, Colombo, il mare e l’emigrazione italiana nelle Americhe». Atti del XXVI Congresso geografico italiano
(Genova, 1992), Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1996, I, pp. 540-552.
. vanno pure riportati eventuale volume in cui è contenuto il contributo citato, e pagine estreme del contributo
(secondo le indicazioni già fornite);
. nel caso in cui si intenda indicare specifici testi reperibili in Internet, ci si comporterà come per qualsiasi altra
opera citata, salvo che in luogo delle ordinarie indicazioni bibliografiche se ne darà l’indirizzo Internet, nella
forma necessaria a raggiungere il testo citato (sito web, pagina http eccetera);
􀃖 ESEMPI ULTERIORI DI CITAZIONE BIBLIOGRAFICA
ALMAGIÀ R., Monumenta Cartographica Vaticana, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1944-1955, 4
voll.
ALMAGIÀ R., Monumenta Cartographica Vaticana, I, Planisferi, carte nautiche ed affini dal secolo XIV al XVII esistenti
nella Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, 1944.
ANDREOTTI G., Alle origini del paesaggio culturale, Milano, UNICOPLI, 1998.
BARBIERI G. e L. GAMBI, La casa rurale in Italia, Firenze, Olschki, 1970 (collana «Ricerche sulle dimore rurali
in Italia», 29).
CLAIR J. (a cura di), Cosmos. Da Goya a de Chirico, da Friedrich a Kiefer. L'arte alla riscoperta dell'infinito, Milano,
Bompiani, 2000 (a).
CLAIR J., Da Humboldt a Hubble, in CLAIR (2000a), (b), pp. 200-212.
DARDEL E., L'Homme et la Terre. Nature della réalité géographique, Parigi, PUF, 1952 (edizione italiana a cura di C.
Copeta, Milano, UNICOPLI, 1986).
EUROPEAN COMMISSION, Towards a European Integrated Coastal Zone Management (ICZM) Strategy: General
Principles and Policy Options. A Reflection Paper, European Commission, 21 maggio 1999 (on line su Internet:
http://europa.eu.int/comm/dg11/iczm/discdoc.htm).
FRANCOU B. e altri, Symptoms of Degradation in a Tropical Rock Glacier (Andes of Bolivia, 21° S), in «Permafrost and
Periglacial Processes», Chichester, 1999, 10, pp. 91-100.
DE GRATET DE DOLOMIEU D.-S.-G.-T., Mémoire sur les isles Ponce et catalogue raisonné des produits de l'Etna, suivis
de la description de l'éruption de l'Etna du mois de juillet 1787, Parigi, s.e., 1788.
VON HUMBOLDT A., La geografia. I viaggi, edizione italiana a cura di M. Milanesi e A. Visconti Viansson,
Milano, F. Angeli, 1975.
KING R., P. DE MAS e J. MANSWELT BECK (a cura di), Geography, Environment and Development in the
Mediterranean, Brighton, Sussex Academic Press, 2001.
MANZI E., Stereotipi del paesaggio e del territorio: l’Italia del luogo comune geografico, in A. DI BLASI (a cura di), «L’Italia
che cambia. Il contributo della geografia». Atti del XXV Congresso geografico italiano (Taormina, 1989), Catania, 1989, II,
pp.35-44.
MANZI E, Global Change and Sustainable Landscape. The Mediterranean Scapediversity, in S. CONTI e altri (a cura di),
Geographies of Diversity. Italian Perspectives, Roma, SGI-CNR, 2000, pp. 277-287 (collana «Geo-Italy», 4).
NATELLA P., Fuorni. Saggio di storia microterritoriale, in Ricerche su Salerno (secc. XVI-XIX), I, in «Bollettino Storico
di Salerno e Principato Citra», Salerno, 1994, pp. 7-44 (fascicolo monografico).
10
OREFICE G., Le case «colone» della fattoria di Montecchio: esempi di edilizia rurale progettata, in «Atti e Memorie
dell’Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze», Arezzo, 1979-1980, 43, pp. 397-416.
PESENTI E. e altri, Metodologia di studio per la prevenzione del rischio geologico in aree urbanizzate. Il caso di Genova, in Atti
del VII Congresso nazionale dell’Ordine dei Geologi, Roma, 1990, pp. 75-86.
La scoperta della Liguria, Milano, Touring Club Italiano, 1991.
STORPER M., Le economie locali come beni relazionali, in «Sviluppo locale», Torino, 1997 (a), 5, pp. 5-42.
STORPER M., The Regional World. Territorial Development in a Global Economy, New York, The Guilford Press, 1997
(b).
TERRANOVA R., La Baia del Mandraccio per l'Esposizione Colombiana 1992: la più grande trasformazione morfologica ed
ambientale per il recupero del porto antico di Genova nel XX secolo, in C. CERRETI (a cura di), «Genova, Colombo, il mare e
l’emigrazione italiana nelle Americhe». Atti del XXVI Congresso geografico italiano (Genova, 1992), Roma, Istituto della
Enciclopedia Italiana, 1996, I, pp. 540-552.
Il territorio di Albenga da Andora alla Caprazoppa. Quattro secoli di cartografia, Bordighera, Istituto Internazionale di
Studi Liguri, 1990.
VAN DEN BREMEN W.J., Spatial Patterns of Trade as Indicators of Regional Unity in the Mediterranean Basin, in
KING, DE MAS e MANSWELT BECK (2001), pp. 61-82.
VARALDO R. e M. LAZZERONI, La Toscana sviluppa i distretti integrati, in «Il Sole 24Ore», Milano, 14 agosto
1996.
VECCHIO B., Risorse storico-culturali e valorizzazione per vie interne. Un esempio toscano

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