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lunedì 19 giugno 2017

Francia: verso nuovi orizzonti politici

Legislative, primo turno
Francia: Macron pensiona una classe politica
Jean-Pierre Darnis
13/06/2017
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"La Francia è di ritorno". È così che il primo ministro Edouard Philippe ha commentato la vittoria del partito La République En Marche nel primo turno delle elezioni legislative. Si prevede che, dopo il ballottaggio del 18 giugno, il partito creato un anno fa otterrà più di 400 seggi, conquistando una larghissima maggioranza.

I partiti tradizionali sono stati polverizzati dall’onda nuova. Un’intera classe politica viene mandata in pensione. Il tasso di partecipazione debolissimo, sotto il 50%, contribuisce ad ampliare questo risultato. Mentre il partito di Macron riesce a mantenere i consensi ottenuti al primo turno delle presidenziali, il 23 aprile, gli altri partiti perdono milioni di votanti.

Una forma di consenso tramite l’astensionismo
È come se si fosse creato una forma di consenso passivo attraverso l’astensionismo: anche chi non lo sostiene, non prova nemmeno a contrastare l’onda Macron. Il presidente della Repubblica appare pienamente legittimo e molti oppositori gli vogliono lasciare affrontare la prova del potere, perché, alla fine, sono tutti convinti che la società francese va scossa per uscire dall’immobilismo.

Il fenomeno è così forte che molti non riescono a capacitarsi: ripiangono la destra e la sinistra, puntano il dito contro la poca esperienza dei neo-eletti, mettono in guardia contro i rischi di una maggioranza assoluta così ampia, si augurano persino un “autunno caldo” di mobilitazione delle piazze.

Non riescono a capire che tutto sommato si tratta di una vittoria normale, di proporzioni ad esempio paragonabili a quella delle elezioni del 1993 e che quindi che non crea di per sé un problema. E non riescono a cogliere la volontà di riforme al centro, con spirito trasversale costruttivo, che attraversa l’elettorato francese.

Un presidente bravo e fortunato
Abbiamo già sottolineato la bravura ma anche la fortuna di Macron, che ha saputo trarre beneficio dell’apertura di uno spazio politico nuovo, mentre i vecchi partiti di destra e di sinistra erano inceppati nei loro meccanismi di riproduzione di classi dirigente e di soluzioni trite. Dopo le legislative, Emmanuel Macron potrà contare su una squadra coesa, fra governo e parlamento. E potrà ulteriormente spingere sulle riforme: moralizzazione della vita pubblica, legge sul terrorismo e riforma del mercato del lavoro.

Quest’ultima rappresenta un tassello strategico. Al di là dell’opportunità della flessibilità del mercato del lavoro, Macron ha capito che si tratta di una misura di grande portata a livello internazionale, un punto sul quale Paesi come la Germania giudicheranno l’azione dell’esecutivo francese.

La battaglia per la riforma del mercato del lavoro è ovviamente una battaglia interna, in cui Macron prova a spostare gli equilibri di parti sociali spesso conservatrici. Ma si tratta anche, e magari soprattutto, di una battaglia che deve lanciare la campagna di Macron in Europa. Il presidente ha ben presente che nel contesto globalizzato il riformismo interno non crea effetti se non si inserisce in una dialettica europea.

Principale obiettivo, il dialogo con la Germania
Il suo principale obiettivo è di stabilire un dialogo con la Germania, il che significa potere negoziare una serie di dossier nei quali, a fronte delle novità francesi, la Germania si dimostri pronta a fare evolvere alcune sue posizioni percepite come delle rigidità e dei freni al rilancio economico dell’Europa. Dal ministro dell’economia Bruno Le Maire al consigliere diplomatico della presidenza Philippe Etienne, già ambasciatore a Berlino, la squadra di governo è provvista di solidi esperti che vantano relazioni dirette con Berlino.

Tutto questo per meglio servire l’obiettivo di fare evolvere le posizioni di una Germania restia alle novità. Il calendario è chiaro: Macron vuole adottare la riforma del mercato del lavoro entro fine settembre, in modo tale da potersi presentare con le carte in regola all’appuntamento di ottobre con il nuovo esecutivo tedesco, dopo le elezioni politiche in Germania, e rilanciare il “motore franco tedesco”, cioè l’incontro fondamentale fra posizioni del Nord e Sud Europa.

Una spinta al riformismo e all’integrazione
Da questa intesa rinnovata, potrebbe poi partire una serie di spinte ulteriori al riformismo e all’integrazione europea. Le difficoltà internazionali costituiscono un contesto favorevole per questi mutamenti: la presidenza Trump, la crisi politica del Regno Unito alle prese con la Brexit, senza dimenticare la minaccia terrorista, costituiscono un contesto problematico che spinge a rinnovate convergenze al livello europeo.

Ma va anche sottolineato la dimensione francese di questa dinamica: è da tanto tempo che la Francia non si muoveva con una strategia così chiara e potenzialmente in grado di creare una dinamica al livello europeo.

A breve il chiasso elettorale si placherà e si potrà osservare “La République En Marche” al lavoro. Macron ha gestito con grande abilità le prime mosse del governo Philippe e proseguirà con decisione. La stragrande maggioranza dei francesi si augura un riformismo che possa produrre miglioramenti in termine di crescita, di benessere e soprattutto di riduzione delle fratture sociali.

Esiste, quindi, un consenso riformista a Parigi, un consenso che in poche mosse potrà allargarsi all’Europa intera. Ed è questo il significato del ritorno della Francia. Deve essere capito per quello che è: una possibilità di apertura da parte di una maggioranza politica trasversale e riformista, che va anche colta dai partners europei.

Per l’Italia e gli italiani il rapporto con la Francia è sempre stato complicato, intriso di rivalità storiche e psicologiche. Varrebbe la pena superare queste scorie del passato per considerare con pragmatismo il rinnovato slancio politico parigino e coglierne le opportunità di convergenze sull’agenda europeo. Tutto sommato, una “Europe en Marche” non farebbe male a nessuno, anzi.

Jean Pierre Darnis è Direttore Programma Sicurezza e Difesa IAI.

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